Da qualche giorno non sono più in commercio nel nostro paese “prodotti cosmetici da risciacquo ad azione esfoliante o detergente contenenti microplastiche”. Il divieto, previsto dalla Legge di Bilancio del 2018, è un’assoluta novità in Europa che fa del nostro paese l’avanguardia nella tutela del mare. Tuttavia, il divieto non vale per tutti i cosmetici, motivo per il quale Marevivo che, con altre associazioni ambientaliste e politici, ha presentato la proposta di legge fa il punto sulle sostanze da evitare.
Per evitare di acquistare un prodotto che contiene microplastiche basta leggere l’etichetta. L’Unep ha stilato una lista di ingredienti che indicano la presenza di microplastiche, ovvero: Polyethylene (PE), Polymethyl methacrylate (PMMA), Nylon, Polyethylene terephthalate (PET), Polypropylene (PP).
Prestare attenzione ai propri acquisti è fondamentale per contribuire alla riduzione dell’inquinamento da microplastiche dei nostri mari, almeno finché non si otterrà la regolamentazione dei frammenti contenuti nei flaconi di tutti i prodotti.
L’entità del problema che minaccia l’ecosistema marino
Secondo l’ultimo rapporto dell’Unep, ogni chilometro quadrato di oceano contiene in media 63,320 particelle di microplastica, con differenze significative al livello regionale: si pensi che nel Sudest asiatico il livello è 27 volte maggiore rispetto ad altre zone. Il problema ci riguarda particolarmente, dal momento che il Mediterraneo è uno dei mari più inquinati al mondo, con una concentrazione del 7 per cento delle microplastiche al livello globale. Si stima siano almeno 250 miliardi i frammenti di plastica sparsi per tutto il Mediterraneo.
Un pericolo anche per la nostra salute
La presenza di microplastiche in mare costituisce una minaccia grave per l’ambiente e per gli animali marini che, scambiandole per cibo, le ingeriscono, ma rappresenta un pericolo anche per gli esseri umani. Secondo L’Ispra, infatti, il 15-20 per cento delle specie marine che finiscono sulle nostre tavole contengono microplastiche.
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Quando pesci, molluschi e crostacei ingeriscono microplastiche, infatti, queste entrano a far parte della catena alimentare e possono finire anche nel nostro organismo. “Noi siamo quello che mangiamo”, diceva il tedesco Feuerbach. E, a tutti gli effetti, stiamo mangiando plastica: consideriamo infatti che solo in Italia una persona consuma in media circa 25 chili di pesce all’anno. Un valore pari a meno della metà del Portogallo, che con 56 chili a testa è leader in Europa. È facile dunque intuire quali sono gli effetti di questo tipo di alimentazione sulla salute umana.