Qualche capello di troppo sulla spazzola? Potrebbe non essere solo l’autunno

CHERATINA

Inutile sperare nel miracolo delle tante, troppe “rivoluzioni anti-caduta”. Tentare di vincere l’incubo della calvizie – tra i giovani è superato solo dall’angoscia di ingrassare – con rimedi estemporanei o miracolose soluzioni commerciali può solo farci spendere inutilmente i soldi.
Ma da cosa dipende la perdita di capelli che, se affligge milioni di uomini, non risparmia una buona percentuale di donne, soprattutto dopo i 50 anni? Esistono diversi tipi di calvizie, o meglio di alopecia, termine  che sta a indicare una diminuzione della qualità (cioè dello spessore e della consistenza) e della quantità di capelli o la loro totale scomparsa.

Questione di ormoni

La più comune è l’alopecia androgenetica. Ereditaria, è causata principalmente dall’azione degli ormoni, in particolare del testosterone che, per opera dell’enzima 5-alfa reduttasi, si trasforma in diidrotestosterone e risulta altamente dannoso per i capelli, perché determina la morte progressiva dei bulbi piliferi che li producono.
Inizialmente l’alopecia androgenetica si manifesta con una perdita di capelli nelle zone frontali e superiori del capo. La calvizie poi progredisce secondo una scala di 8 livelli, definita scala di Hamilton-modificata. Non tutti fortunatamente raggiungono l’ultimo stadio che prevede la completa scomparsa dei capelli.

Da stress

Un tipo di diverso è l’alopecia da stress o diete troppo rigorose. Colpisce soprattutto le donne e si manifesta con una perdita di capelli che interessa tutto il cuoio capelluto.

Quando intervenire

Nell’alopecia androgenetica è importante intervenire con tempestività, soprattutto se l’età in cui si manifesta è precoce. Gli esami più utilizzati sono il tricogramma e il pull test. Il primo è l’esame microscopico di capelli prelevati in diverse zone del cuoio capelluto. Il pull test è la conta dei capelli che cadono in un periodo determinato, indispensabile per determinare l’intensità della perdita. Più sofisticato il fototricogramma, che si esegue attraverso macro-fotografie del cuoio capelluto, ripetute a intervalli di alcuni giorni.

L’autotrapianto

Una delle tecniche  efficaci per combattere la calvizie è senz’altro l’autotrapianto, indicato per alopecie estese fino al sesto grado. Il chirurgo preleva piccole strisce di cuoio capelluto dalla nuca per reimpiantarle nelle zone frontali dove mancano i capelli. Con questa tecnica si evita il rischio di rigetto, possibile nel caso di trapianto di capelli sintetici.
I risultati sono definitivi perché i capelli prelevati dalla nuca non sono sensibili agli ormoni androgeni, responsabili della caduta nelle zone frontali, e quindi ricrescono normalmente.
La piena riuscita dell’autotrapianto però è influenzata da alcuni fattori: l’età, la storia familiare, il tipo di capello, l’ampiezza dell’area della calvizie, la densità nella zona donatrice. Prima di decidere l’intervento è pertanto necessario rivolgersi a un dermatologo esperto per i consigli più opportuni.

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