Non accenna a placarsi lo scandalo dei falsi  prosciutti Dop che ha visto coinvolti due delle più famose eccellenze alimentari del nostro paese. La procura di Cremona ha, infatti, disposto alcune perquisizioni per verificare eventuali violazioni o frodi nell’esercizio del commercio sulla produzione di carni destinate al circuito dei prosciutti Dop di Parma e di San Daniele. Le perquisizioni, che hanno riguardato i territori di Castelverde, Vescovato, Mantova, Cuneo e Asti, sono state eseguite dagli ufficiali di polizia giudiziaria del settore repressione frodi del ministero delle Politiche Agricole di Roma.
Al momento non ci sono indagati ma le indagini della procura si stanno concentrando sulle caratteristiche delle carni, ovvero se queste sono difformi da quelle indicate nelle normative imposte dal disciplinare del prosciutto Dop di Parma e di San Daniele. La documentazione sequestrata verrà attentamente vagliata per trovare eventuali difformità rispetto a quanto dettato dalla disciplina in materia. L’indagine della procura di Cremona riguarda in particolare i tempi di allevamento, che non sarebbero quelli dichiarati. Le regole, anche in questo caso, sono molto precise, e indicano che un suino debba raggiungere il peso ideale in nove mesi, mentre qui i tempi effettivi sarebbero inferiori. La procura, anche per prevenire casi che potrebbero diventare potenzialmente pericolosi, vuole vederci chiaro, e capire come mai il peso ideale di certi animali sia stato raggiunto in tempi più ridotti rispetto a quelli indicati dalla normativa.
Non è la prima volta che il Parma a e il San Daniele diventano oggetto di interesse da parte di una Procura: nel numero di giugno 2018, infatti, Il Salvagente ha documentato una vicenda simile – e non ancora conclusa. In quel caso erano state le procure di Torino e Pordenone a scoprire che i prosciutti Dopo venivano ottenuti da maiali danesi di razza Duroc, non ammessa dal disciplinare.