Hp ci riprova. Non contenta di aver dovuto far retromarcia già nel 2016, quando un aggiornamento del software delle sue stampanti aveva bloccato tutte quelle che utilizzavano cartucce non originali, con l’aggiornamento del 16 aprile 2019 ha ricominciato a dare problemi ai consumatori che hanno scelto cartucce compatibili.
Subito dopo il rilascio del nuovo software, ad aprile 2019, a 123Inkt – società olandese che commercializza cartucce compatibili – erano già arrivate 2mila segnalazioni. Tutti utenti che dopo gli aggiornamenti automatici e al momento di istallare una cartuccia non originale avevano letto sulla stampante Hp il messaggio: “una o più cartucce risultano essere mancanti o danneggiate. Sostituire le cartucce per riprendere la stampa”. Le cartucce, in realtà, funzionavano benissimo ma in assenza del chip di Hp venivano bloccate.
Ed è esattamente la stessa vicenda che ci ha segnalato un nostro lettore, Giuseppe Caruso, convinto che si tratti del solito trucco di Hp.
IL BLOCCO DELLE STAMPANTI HP DEL 2016
L’azienda, come premettevamo, non è nuova ad azioni del genere. Il 13 settembre 2016 migliaia di stampanti HP di tutto il mondo avevano smesso improvvisamente di funzionare segnalando un problema della cartuccia.
Tale, infatti, è stata la portata dell’incidente che da subito si è capito che il problema andava ben oltre la cartuccia in sé: alcuni modelli di stampanti HP della gamma OfficeJet (classica, Pro e Pro X) si bloccavano perché non accettavano più le cartucce non originali. Da lì è iniziato il caos per HP: l’azienda si è affrettata a dare la colpa ad un aggiornamento firmware andato storto, ma la scusa ufficiale si è subito scontrata con la realtà. Dalle ricerche effettuate da alcuni tecnici è emerso che nei giorni precedenti al blocco delle stampanti non era stato distribuito alcun aggiornamento e comunque il problema aveva riguardato anche stampanti mai utilizzate e mai connesse ad internet.
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IL CHIP “DI SICUREZZA”
A quel punto l’azienda è stata costretta a confermare il blocco volontario, giustificandosi dietro i diritti di proprietà intellettuale e la lotta ai prodotti contraffatti: sulle stampanti coinvolte, di fatto, più che un aggiornamento software veniva installato un Drm, cioè un sistema di Digital Right Management, in grado di riconoscere la presenza o assenza di un chip di sicurezza presente sulle cartucce originali.
E non era certo la prima volta per HP: già nel 2007 l’azienda aveva tentato di rimuovere dal mercato le cartucce compatibili grazie ad un accordo di milioni di dollari con la catena Staples. Fu lanciata una class action negli Stati Uniti che però si scontrò con i limiti imposti dalla legge antitrust americana.
Nel 2016, invece, la protesta degli utenti è stata così forte e globale che HP ha dovuto fare marcia indietro: dopo una petizione lanciata dalla Electronic Frontier Foundation, che in pochi giorni ha ottenuto più di 10mila firme, l’azienda aveva rilasciato un nuovo aggiornamento del firmware per rimuovere la funzionalità di sicurezza dinamica.