Un passo in avanti e – forse – uno indietro. Il Consorzio del Prosciutto di Parma travolto dallo scandalo dei falsi prosciutti Dop ha annunciato oggi di cambiare il controllore ovvero di aver “licenziato” l’Ipq, lstituto Parma qualità , reo di non aver vigilato a sufficienza sui maiali fuori standard ottenute con genetiche danesi non ammesse dal disciplinare e avviati lo stesso alla stagionatura del Dop, e di sostituirlo il Csqa Certificazioni.
Una decisione che va salutata positivamente, non c’è dubbio, dopo tutto quello che è successo. Nella nota diffusa oggi si specifica pure che ” il Consorzio ha formalmente avviato anche l’iter di modifica del Disciplinare che prevede nei prossimi giorni la consultazione di tutta la filiera produttiva. Le modifiche riguarderanno tutti gli anelli della produzione, dalle caratteristiche della materia prima – tra cui genetica, peso e alimentazione dei suini, benessere animale, peso e caratteristiche delle cosce fresche – fino al prodotto finito come metodo di lavorazione, peso e stagionatura del prosciutto, modalità di vendita”.
Lo scandalo si risolverà con un colpo di spugna? Ovvero verranno allargate il tipo delle razze ammesse al duroc danese che tante cosce fuori peso ha prodotto originando lo scandalo? E che fine faranno le circa 3 milioni di cosce che devono ancora essere smarchiate perchè Dop non sono?
Ricordiamo che nel 2018 sono state smarchiate 810mila prosciutti e secondo quanto abbiamo ricostruito sono circa 3 milioni i prosciutti che non possono fregiarsi del prestigioso marchio e quindi devono essere vendute alla metà del prezzo del Parma Dop.
A tutti questi interrogativi la nota come ovvio non fornisce risposta. Speriamo che nelle scelte strategiche annunciate oggi – che si basno su “quattro pilastri: assoluta terzietà dei controlli, task force di esperti dedicata alla certificazione, modifica e rafforzamento del sistema dei controlli, revisione del disciplinare di produzione” – trovino spazio anche una risposte concrete ai tanti dubbi che ancora restano.
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