Cambiamenti climatici, parte la campagna per la prima class action contro lo stato

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Il proposito è ambizioso: intentare la prima causa legale contro lo stato italiano per  l’inazione di fronte ai cambiamenti climatici. Ma a giudicare dall’ultimo studio del Centro avanzato di ripristino climatico australiano, secondo cui l’umanità potrebbe estinguersi nel 2050, la scelta di movimenti e associazioni non è in fondo azzardata. In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, associazioni ambientaliste, vari comitati legati a vertenze locali e movimenti studenteschi, presentano la campagna “Giudizio universale – invertiamo il processo“, nata per preparare il terreno ad un processo senza precedenti nel nostro paese, che ha l’obiettivo di chiedere ai giudici di condannare lo Stato per la violazione del diritto umano al clima.

Obbiettivi italiani troppo modesti

“L’impegno del nostro paese è insufficiente a garantire il rispetto degli obiettivi suggeriti dagli più importanti scienziati del clima – spiega Fabio Ciconte, direttore di Terra! Onlus, fra i referenti della campagna Giudizio Universale – Il Piano Energia e Clima non contiene gli interventi radicali di cui abbiamo bisogno per azzerare le emissioni nette entro il 2050. Con questa azione legale vogliamo spingere l’Italia a fare un passo in più nella lotta al cambiamento climatico, che è la più grande emergenza del nostro tempo”.

Secondo Rita Cantalino, dell’associazione A Sud, fra i referenti della campagna Giudizio Universale, “È una nuova, interessante e inedita frontiera del diritto: è la prima volta in assoluto che nel nostro Paese i cambiamenti climatici divengono oggetto di giudizio, e l’obiettivo della causa è innanzitutto quello di stabilire una relazione tra questi e diritti umani, e quindi la necessità della tutela del diritto umano al clima”.

“Il nostro Paese -scrivono i promotori della campagna – ha obiettivi di riduzione delle emissioni scarsamente ambiziosi e non in linea con le raccomandazioni espresse dalla comunità scientifica per centrare l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro la soglia prudenziale dei +1,5 °C. Serve un deciso cambio di passo per invertire la rotta nei prossimi 11 anni, o gli scompensi climatici porteranno enormi aree del pianeta a subire l’impatto sempre più grave e frequente di fenomeni estremi come inondazioni, ondate di caldo, alluvioni e siccità”. Le conseguenze sarebbero pesanti perdite economiche e con ricadute sociali, sanitarie e ambientali. L’Italia, ad esempio, rischia un innalzamento eccezionale delle temperature (soprattutto in estate), l’aumento della frequenza degli eventi meteorologici estremi (ondate di calore, siccità, episodi di precipitazioni intense) e una riduzione delle precipitazioni medie annue e dei flussi fluviali

In Olanda già è stata vinta una causa

Di qui nasce il boom di contenziosi – ad oggi più di 1000 in tutto il mondo – che vedono la società civile in oltre 25 paesi portare alla sbarra lo Stato, le imprese o singoli progetti dal forte impatto sul clima. In Olanda, nel 2015, un migliaio di persone hanno fatto causa allo Stato per le scarse politiche climatiche, vincendo il ricorso in primo e in secondo grado con sentenze di condanna che impongono al governo di rivedere i suoi piani.

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Strumento di pressione sul governo italiano

“È giunto il momento di fare lo stesso in Italia” scrivono i promotori, che spiegano: “In autunno, il deposito dell’atto di citazione sancirà l’avvio del primo climate case mai intentato nel nostro paese: la campagna Giudizio Universale è patrimonio di tutte le organizzazioni e i movimenti sociali impegnati in questi mesi contro i cambiamenti climatici, e vuole essere un ulteriore strumento di pressione per il nostro governo in vista della prossima Conferenza Mondiale sul Clima, in Cile, per fare in modo che la COP di Santiago non sia l’ennesima occasione sprecata”.