La sentenza della Cassazione in questi giorni sta tenendo banco sui media, anche se occorre leggere la motivazione della sentenza per comprendere i motivi alla base di questa decisione che sembra in antitesi con la legge 242/2016.
La premessa importante è che non si deve commettere l’errore di fare “di tutta un’erba un fascio” e confondere aspetti solo apparentemente simili e sovrapponibili, ma che alla luce delle cose sono ben differenti.
Non è tautologico ribadire che il settore della cannabis terapeutica, del suo utilizzo e delle sue finalità mediche non è in discussione e non può essere altrimenti perchè il principio alla base della cannabis per uso terapeutico ha un profilo di ben altro livello.
La sentenza della Cassazione de facto permette solo la commercializzazione di prodotti che siano privi di efficacia drogante provata. Nel caso degli alimenti il Regolamento CE 178/02 già impedisce di utilizzare sostanze stupefacenti o psicotrope per produrre alimenti per cui tutto ciò che è collegato all’uso della canapa per scopi nutraceutici o alimentari è di fatto regolamentato.
La legge 242/2016 impedisce di commercializzare prodotti con valori di THC superiore a 0,6% che non va superato in alcun caso, ma gli estensori di questa legge non hanno esplicitato foglie, oli, inflorescenze e resine fra i prodotti derivati dalla Cannabis sativa autorizzati alla vendita sempre entro i limiti di presenza dello 0,6% di THC.
Il contenuto di THC è il vero fattore che rende un prodotto assimilabile dalla Cassazione a qualcosa di “drogante” mentre il valore del CBD, un diverso cannabinoide che non è ritenuto psicotropo per cui non possiede le stimmate dello stupefacente, è quello che permette di avere dalla cannabis gli effetti di tipo calmante o rilassante. Pertanto il CBD mostra gli effetti opposti rispetto a quelli attesi dal THC che si ricercano nell’uso della cannabis per scopi ludici e dove i valori di THC sono spesso superiori anche al 20%.
La marijuana, la cannabis ludica per intenderci, provoca effetti differenti per le concentrazioni dei principi THC e CBD che sono del tutto diverse da quelle della cannabis light.
Non discutiamo in questa sede l’utilizzo o meno della cannabis ludica, ma occorre evitare di fare tutta un’erba un fascio, per questo motivo vanno ben distinti e descritti gli usi, i rischi e gli scopi della cannabis ludica, della cannabis light e di quella terapeutica.
Sono tre ambiti del tutto differenti ma correlati dal comune termine cannabis o canapa; la vera saggezza che si chiede ai legislatori sarà di guardare oltre l’etica del giusto e del non giusto quanto di valutare nel campo la morale e discriminare ciò che è rivolto al bene e non al male.