Le truffe telefoniche si fanno sempre più raffinate. Uno dei trucchi più efficaci è quello di fingersi proprio chi ti sta aiutando a evitare una truffa, in modo da abbassare le difese e ottenere lo scopo. È successo anche alla signora Miceli da Palermo, che ha rischiato di perdere ben mille euro dal suo conto.
Una strana telefonata
A raccontarci la storia è il marito Vincenzo: “Arriva una chiamata al cellulare di mia moglie. Ci dicono che sono il servizio antifrodi della Bnl, e che hanno rilevato un ammanco di mille euro dal conto collegato alla sua carta di credito, utilizzati per un sito di scommesse online”. La chiamata arriva da un numero privato, ma per dimostrare la “buona fede” della telefonata, il presunto operatore invita a controllare il cellulare. In effetti è arrivato un sms firmato BNL che comunica il sospetto di una frode. “L’operatore mi dice che procede a stornare, cioè rimettere sul conto i soldi sottratti. Fino a lì lo seguo, ma quando mi chiede il codice otp, comicio a sentire puzza di bruciato”.
Il codice otp? Mai darlo
Il codice otp viene infatti generato dal token, un piccolo strumento che ha il compito di fornire la password usa e getta per portare a termine le operazioni di pagamento online. “A quel punto mi sono rifiutato dicendo che davo il consenso a fare lo storno a voce, ma non voleva dare il codice”. Comincia una tira e molla, col finto operatore che lo invita a chiamare il numero verde indicato nell’sms per verificare, ma Vincenzo intuisce che quello stesso numero potrebbe ricondurre sempre ai truffatori. Alla fine, chiude la telefonata e chiama il numero verde Bnl, avendo conferma del fatto che nessuna cifra era stata sottratta e che erano appena incappati in una frode non riuscita.
E tre giorni dopo…
“Come se non bastasse – aggiunge Vincenzo – tre giorni dopo mia moglie prova a fare un’operazione con la carta ma non riesce. chiamiamo la banca e ci viene detto che avendo rilevato un tentativo di pagamento effettuato da New York, ci era stata bloccata la carta in via cautelativa. A quel punto, abbiamo preferito bloccarla del tutto e rifarne una nuova, perché era evidente che i nostri dati fossero finiti nelle mani sbagliate”. Quello che colpisce di questa storia, oltre alla scaltrezza dei malfattori, è il fatto che fossero in possesso per lo meno degli ultimi tre numeri della carta (dettati al telefono al signor vincenzo) e conoscessero l’intestatario. Con molta probabilità i truffatori hanno a disposizione una rete di hacker o l’accesso a un database di dati riservati.
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