Carrefour Francia lancia latte con tracciabilità per il consumatore, grazie alla blockchain

Da marzo 2019 il supermercato francese Carrefour inizia a vendere il suo latte intero filtrato micro-filtrato Carrefour Quality Line (CQL) con un codice Qr. Quello che rende la notizia particolarmente interessante è che la compagnia sfrutta la tecnologia blockchain, resa famosa dalle criptovalute come i bitcoin: “un libro mastro digitale aperto e sicuro che consente una registrazione permanente dei passaggi” spiega Foodnavigator che riporta la notizia.

Come funziona

Ogni volta che il consumatore scansiona il Qr con il suo smartphone, sul display viene visualizzata un’interfaccia di Carrefour in cui può controllare dove è allevato l’animale e cosa è stato nutrito, a seconda della stagione. “Questi elementi consentono al consumatore di comprendere meglio i dati di tracciabilità e di connettersi con il mondo agricolo”, ha dichiarato un portavoce di Carrefour a FoodNavigator. “Non abbiamo sempre lo spazio per mettere [questi dettagli] sulla confezione del prodotto – che è già molto piena – e che i consumatori non hanno sempre il tempo di leggere”.

Prodotti di nicchia

La catena di supermercati francese ha dichiarato che sono stati gli stessi consumatori a spingere l’azienda a iniziare questa strada. CQL si riferisce a prodotti che provengono da partnership a lungo termine con fornitori di carne, prodotti della gastronomia, pesce, frutti di mare, verdure, formaggio, uova e miele. La tracciabilità è al centro della campagna “Carrefour Quality Line” e i produttori devono rispettare specifiche rigorose da includere nell’iniziativa. Le vacche che producono il latte per il latte CQL, ad esempio, sono allevate in allevamenti di dimensioni modeste in conformità con gli standard di benessere degli animali e si trovano entro un raggio di 30 km dal caseificio Gillot. Per la produzione di carne, tuttavia, i produttori sembrano essere più cauti. Anche per una ragione di privacy. Carrefour ha applicato la tecnologia blockchain al suo pollo Auvergne e alla linea di pollo ingrassata in fattoria, nonché alle sue filiere di pomodoro, uova e arancia.

Le domande che restano sospese

Non è l’unico caso, in Europa: il supermercato olandese Albert Heijn, ad esempio, ha anche applicato la blockchain al proprio marchio di succo d’arancia per migliorare la tracciabilità e la trasparenza. L’etichetta narrante, anche tramite Qr code, è quanto chiedono da anni i consumatori italiani, e campagne di sensibilizzazione come Filiera sporca. Dall’esempio francese sorgono alcune questioni: Carrefour importerà la blockchain aperta ai consumatori anche per i prodotti venduti in Italia? Le altre Gdo italiane resteranno a guardare? Anche per prodotti non di nicchia, con una filiera produttiva più controversa, la grande distribuzione avrà il coraggio di seguire questa strada?

 

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