Un sacchetto resistente, di dimensioni contenute, lavabile, dove poter mettere ogni giorno il pane, la frutta e le merende confezionate che non vengono mangiate a scuola, per portarle a casa propria affinché non vengano sprecate.
È il progetto IO NON SPRECO, campagna di sensibilizzazione pensata per comunicare ai bambini e ai ragazzi delle scuole di Bologna che buttare il cibo è un gesto sbagliato, non sostenibile e davvero poco etico. E, a giudicare dai commenti dei ragazzi all’uscita di scuola, l’iniziativa sembra aver riscosso approvazione. “Io oggi ho portato il pane e quattro kiwi”, raccontavano i bambini fuori dalla scuola primaria Ercolani di Bologna, a pochi passi dalla centrale via Indipendenza, al primo giorno di campagna, brandendo il sacchetto ricevuto a scuola. “Ho detto a un mio amico che era bene portare a casa la frutta, così finalmente non andava sprecata”, aggiungeva una bambina.
Un punto a favore di Ribò, la società che si occupa di servire gli oltre 20mila pasti nelle scuole del capoluogo emiliano, spesso oggetto di contestazioni da parte delle famiglie, perché le mense scolastiche – si sa – sono spesso al centro di accesi dibattiti cittadini per la qualità e la varietà del cibo, i costi, la gestione. Alcuni anni fa fu indetto, proprio a Bologna, dalle famiglie dell’Osservatorio mensa, il cosiddetto “sciopero del panino” quando i genitori ritirarono i bambini da scuola all’ora del pranzo e invasero i parchi della città condividendo il pasto tutti insieme: in quell’occasione la protesta pacifica portò un contenimento delle tariffe e più cibo biologico e a km zero da parte dell’allora società di gestione dei pasti scolastici.
IO NON SPRECO coinvolge, oltre a Ribò, ovviamente il Comune di Bologna che – attraverso la società che si occupa della ristorazione di tutte le scuole della città – gestisce i pasti delle scuole dell’infanzia (105), primarie (56) e secondarie di primo grado (12 quelle in cui è attivato il servizio mensa); terzo protagonista l’Ausl locale. Fondamentale la collaborazione con il Last minute market di Andrea Segrè, l’impresa sociale nata in seno all’Università di Bologna, che da anni affianca le aziende della grande distribuzione nel recupero delle eccedenze alimentari e ha attivato un osservatorio sugli sprechi.
“Con questa campagna di sensibilizzazione abbiamo istituzionalizzato ciò che già alcune scuole facevano, donando ad associazioni esterne il cibo che poteva essere conservato”, spiegano dal Comune. La donazione potrà rimanere un’opzione per le scuole, ma intanto ognuno dei 13mila bambini coinvolti avrà il suo sacchetto per portare a casa ciò che resta dal pranzo e dalla merenda. “Per i bambini delle scuole dell’infanzia (oltre 7mila) non abbiamo pensato ai sacchetti, ma a una campagna di comunicazione simpatica che educhi alla lotta agli sprechi a partire dalle tovagliette su cui mangiano”, aggiungono dal Comune. Anche nelle primarie e secondarie saranno affissi poster attraverso cui comunicare le buone pratiche legate al cibo. Il 4 maggio, infine, è previsto un grande convegno con Segrè dedicato proprio agli sprechi e al monitoraggio campione fatto in 14 scuole della città nel corso degli ultimi due anni. Ad oggi, infatti, non è possibile donare a terzi il cibo cucinato rimasto nei contenitori e non scodellato nei piatti dei bambini.
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