L’Asa, l’Advertising Standards Authority, l’autorità britannica di controllo sulla pubblicità ha vietato alla Kellogg’s di usare un claim salutistico sui corn flakes Special K sull’apporto di acido folico perché la quantità realmente contenuta è inferiore a quanto stabilito dalla normativa.
“La dose minima? 400 mcg”
Lo riporta il portale Foodnavigator, che scrive: “Secondo l’Asa, mentre l’indicazione salutistica può essere utilizzata per alimenti che forniscono almeno 400 microgrammi (μg) di acido folico per porzione giornaliera, una porzione di Special K non fornisce acido folico in quella quantità“. Da qui la messa al bando dell’informazione in confezione: “L’autorità ha aggiunto che Kellogg’s non poteva affermare che il consumo di Special K forniva una quantità sufficiente di nutrienti per ridurre nei feti i difetti del tubo neurale (Ntd)”. L’acido folico – o acido pteroil glutammico o vitamina M o vitamina B9 o folacina – è fortemente raccomandato in gravidanza per ridurre i rischi legati a un anormale sviluppo del tubo neurale. Nel Regno Unito, come anche negli Usa, si stanno sempre più affermando cibi “addizionati” con acido folico.
La replica di Kellogg’s
Da parte sua la multinazionale americana replicando alla decisione dell’Asa “ha dichiarato che, poiché il cibo veniva consumato quotidianamente, era un modo importante per garantire che le donne in età fertile mantenessero livelli di acido folico“. L’azienda, riporta sempre Foodnavigator, ha sottolineato che il consumo di acido folico da cereali ha contribuito al 9-11% dell’apporto giornaliero per le donne di età compresa tra 19 e 64 anni. “Kellogg’s ha anche fornito informazioni nutrizionali su Special K che hanno dimostrato che una porzione da 30 grammi del cereale forniva 100 μg di acido folico, che era il 50% del valore nutritivo di riferimento”.
Nonostante le obiezioni di Kellogg, l’Asa ha stabilito che l’annuncio non doveva comparire nuovamente nella sua forma attuale.