Ogni specie vivente tende ad adattarsi all’ambiente che lo circonda e di cui fa parte e lo fa unendo le caratteristiche strutturali e quelle comportamentali con lo scopo di aumentare le sue probabilità di sopravvivenza e di riproduzione nel loro habitat.
Queste forme di miglioramento delle specie prevedono dei lenti adattamenti del genoma grazie alle pressioni selettive così da favorire egoisticamente gli individui più adatti a quell’ambiente.
Nell’uomo, fra i tanti parametri biometrici, l’altezza media e il peso corporeo risentono molto della disponibilità di cibo e soprattutto della sua qualità.
QUANTO SIAMO CRESCIUTI
In Italia la statura media della popolazione è cresciuta di ben 7 cm negli ultimi venti anni mentre sono occorsi oltre 65 anni, a partire dal 1900, per aumentare mediamente di solo 2 centimetri l’altezza.
È evidente che una dieta equilibrata, più ricca in frutta e verdura, una maggiore disponibilità di cibo etc. hanno permesso di innalzare l’altezza media in modo armonico e costante.
Provocatoriamente ci chiediamo se gli integratori, oggi onnipresenti e di cui i consumi sono in forte aumento ogni anno, possono essere considerati dei “booster” ovvero dei fattori selettivi che accelerano determinati processi altrimenti meno veloci.
La dose prevista nella formulazione degli integratori in commercio più frequente, ad esempio, per la Vitamina C è circa tredici volte quella consigliata giornalmente; mentre nel caso della Vitamina A questo rapporto sale addirittura a circa centosessanta volte quella raccomandata da assumere ogni giorno.
Capovolgendo il punto di osservazione e, volendo raffigurare le dosi di questi comuni integratori in centimetri, ciò significherebbe che per la Vitamina C assunta attraverso gli integratori dovremmo essere alti circa 29 metri (pari a ben sei giraffe una sull’altra) oppure nel caso della Vitamina A, significa avere un’altezza corporea di circa 294 metri (quanto più o meno la Torre Eiffel).
COSA PRODUCONO LE SUPERDOSI?
La prima domanda che va posta è se queste superdosi dei principi presenti negli integratori non siano una forma di pressione selettiva che possa selezionare una popolazione ad esempio mediamente più alta del normale o con un diverso metabolismo perché interagiscono con l’espressione del DNA?
Il secondo quesito è se questi effetti sono attesi per gli integratori oppure vanno considerati come degli effetti quantomeno inattesi?
Infine, conosciamo in modo chiaro e certo quanto può accadere al nostro organismo se è sovraesposto a determinate molecole che generalmente eccedono le raccomandazioni nutrizionali?
È bene ricordare che gli integratori sono classificati come alimenti e non sono sottoposti a un controllo postvendita o a una prescrizione medica per cui sono ignoti quanti, quali e con che frequenza un consumatore ne faccia uso o abuso e se vi sono delle interazioni non prevedibili.
In conclusione, uno dei capisaldi è che gli integratori sono nati sostanzialmente solo per supplire, e solo momentaneamente, delle carenze di alcune molecole come vitamine o microelementi in determinate situazioni.
Sul tavolo la reale questione da porre è se gli integratori sono sempre e tutti necessari, se possono essere ancora classificati come alimenti, e dunque autoprescrivibili, o se richiedano una profonda revisione.
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