Aderire al regime fiscale della flat tax conviene? Secondo Mutui.it e Facile.it, non sempre la risposta è sì. Chi aderisce potrebbe perdere la possibilità di scaricare dal 730 gli interessi passivi del mutuo, le spese mediche, i costi di ristrutturazione, riqualificazione energetica e molto altro. Secondo l’esperto Valerio Stroppa, “Se è vero che i forfetari pagano meno imposte sui redditi derivanti dalla propria attività, è anche vero che aderendo alla flat tax potrebbero perdere tutte le agevolazioni normalmente concesse; addio quindi alle deduzioni per il coniuge e i familiari a carico, alle detrazioni per gli interessi sui mutui, per le spese mediche e anche per le ristrutturazioni edilizie”. A partire dal 1° gennaio 2019, infatti, l’accesso al regime agevolato è stato esteso a tutti i contribuenti che, titolari di una partita Iva, hanno conseguito nell’anno precedente ricavi o compensi non superiori a 65mila euro. Questo meccanismo consente di alleggerire le tasse dovute; invece di applicare l’IRPEF ordinaria (dal 23% al 41%), viene prevista un’imposta sostitutiva del 15%, su un reddito calcolato a forfait in percentuale sul fatturato.
L’esempio del giovane professionista
“Nella maggior parte – scrive Stroppa – dei casi il regime consente risparmi d’imposta significativi. Per fare un esempio, un giovane avvocato che realizza un fatturato di 35mila euro, a fronte di 7mila euro di costi sostenuti, può risparmiare circa 3.200 euro all’anno. Si potrebbe pertanto supporre che la flat tax sia sempre e comunque più conveniente del regime ordinario, ma in realtà non è così, perché nel confronto bisogna tenere conto anche di altri fattori. Per esempio l’effettiva entità dei costi sostenuti dal contribuente; qualora questi siano superiori a quelli riconosciuti in misura forfettaria dalla legge, il vecchio regime di tassazione potrebbe risultare migliore”.
L’ago della bilancia
Il vero ago della bilancia è dato dall’impossibilità per i forfetari di beneficiare delle deduzioni e delle detrazioni che l’ordinamento riconosce alle persone fisiche. Poiché il regime forfetario è sostitutivo, in assenza di altri redditi imponibili (per esempio derivanti da lavoro dipendente, prestazioni occasionali, affitto di immobili), il reddito dichiarato dal contribuente ai fini IRPEF sarà pari a zero. Dal momento che deduzioni e detrazioni agiscono solo nel “mondo IRPEF”, ciò significa perdere il beneficio. A venire meno sarebbero per esempio: le detrazioni per il coniuge, i figli e gli altri familiari fiscalmente a carico, gli sconti fiscali previsti su determinate spese sostenute dal contribuente come gli interessi passivi sui mutui (detraibili al 19%), i lavori di ristrutturazione edilizia (50%) o di riqualificazione energetica degli edifici (65%). Senza dimenticare spese mediche (19%) e altro ancora.
Nel caso del giovane avvocato portato come esempio da mutui.it, ipotizzando che abbia acceso un mutuo nel 2017 per l’acquisto e la ristrutturazione di un immobile, con interessi passivi di 4mila euro (massimo consentito) e importo dei lavori di 60mila euro, a detrazione sul mutuo è pari a a 760 euro (19% di 4.000), quella sulle ristrutturazioni a 3mila euro (50% di 60.000, diviso in 10 rate annuali). In questo caso la flat tax consente di risparmiare 3.165 euro di imposte, ma le detrazioni perse ammontano a 3.760 euro.” Pertanto, prima di stabilire con certezza come comportarsi, è necessario considerare tutte le variabili e procedere a valutazioni attente caso per caso” conclude Stroppa.