Una tassa sulla carne rossa – bistecche, salsicce, pancetta e insaccati in generale – potrebbe ridurre 220mila decessi l’anno. La stima arriva da uno studio condotto dalla prestigiosa Oxford University i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Public Library of Science ONE: “Una meat tax compenserebbe i costi sanitari da sostenere in futuro e farebbe calare il consumo”.
“Costi sanitari coperti e decessi calerebbero”
Le malattie legate al consumo eccessivo di carni rosse costano 285 miliardi di dollari all’anno nel mondo. Un’imposta del 20% sulla carne non lavorata (come le bistecche) e del 10% su quella lavorata (come gli insaccati, le salsicce e la pancetta) generebbe a livello mondiale un gettito di 170 miliardi di dollari, utilizzabili per sostenere le cure sempre più elevate legate al consumo eccessivo di questi cibi. Nello stesso tempo la meat tax sulla carne rossa potrebbe scoraggiare il consumo e ridurre 220mila decessi all’anno. Secondo i ricercatori, il consumo medio di carne sarebbe ridotto di due porzioni alla settimana: attualmente nei paesi ricchi la media è una porzione al giorno. Il consumo di carni rosse lavorate calerebbe del 16%.
I moniti dell’Oms
L’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato nel 2015 che la carne rossa lavorata è cancerogena e quella rossa non lavorata potenzialmente cancerogena. Louise Meincke, del World Cancer Research Fund, ha commentato: “Questa ricerca, esaminando i potenziali effetti di una tassa sulla carne, mostra che potrebbe aiutare a ridurre il consumo di carne, come funziona la sugar tax sulle bevande zuccherate, oltre a compensare i costi per il sistema sanitario e migliorare la sostenibilità ambientale”.