Non solo Lodi, bambini senza mensa anche in Veneto

“Parlerò con il ministro Bussetti che ha già detto che si troverà una soluzione”, “Se i genitori non possono portare i documenti, varrà la buona fede”. Le dichiarazioni dei vicepremier Di Maio e Salvini certificano una retromarcia dopo la brutta storia dei bambini stranieri esclusi dalla mensa di Lodi, ma nella loro vaghezza non risolvono ancora il problema. Si parla di autocertificazioni da parte dei genitori, che sono invitati dalla legge a dimostrare di non aver case di proprietà nei paesi d’origine (operazione che si è dimostrata impossibile), ma appunto sono solo deduzioni. E nel frattempo, continuano i casi come quello di Lodi. Se nella città lombarda si è infatti aggirato il problema con una raccolta fondi di 60mila euro in 48 ore, a Recoaro, in provincia di Vicenza, A. una donna originaria del Bangladesh, è disperata perché rischia di non poter più mandare i due figli a scuola a causa della norma regionale veneta, che ricalca quanto avvenuto a Lodi.

Una storia dal Veneto

A raccontarci la storia di A., è Giuseppe, un volontario che aiuta la donna, a cui la stessa si è rivolta in cerca di aiuto. “A. è arrivata in Italia dal Bangladesh per raggiungere il marito, con cui la relazione è finita perché lui la maltrattava. Accolta in un centro anti-violenza è stata aiutata a re-inserisi, con dei lavori domestici. Grazie al sussidio previsto per le fasce deboli, la donna poteva mandare una figlia alle elementari e uno figlio alle medie, dato che le spese per lo scuolabus, per i libri e per la mensa erano sovvenzionate dal pubblico”. Ma con la richiesta di produrre un documento certificato sull’assenza di proprietà nel suo paese d’origine entro dicembre, tutto si è trasformato in incubo. A. spiega al Salvagente: “Abbiamo chiamato e richiamato l’ambasciata del Bangladesh, ma non ci hanno mai risposto, e non so come fare a pagare le spese scolastiche dei miei figli, che corrispondono in tutto a circa 750 euro l’anno”. Entrambi i figli, va specificato, sono nati e cresciuti in Italia ma trattati diversamente dagli altri bambini del luogo solo perché i genitori hanno il passaporto di un altro paese (e per un bambino la sensazione che venga punito per il colore della sua pelle o la sua etnia deve essere difficile da scacciare). Si spera che il governo si sbrighi a trasformare la retromarcia verbale in atti giuridici in modo da evitare la vergogna di Lodi e del Veneto.