Frodi alimentari: “Il governo faccia i nomi!”

Vogliamo sapere tutto sulle persone che vengono condannate per reati alimentari! Anzi, ne abbiamo il diritto. E’ la rivendicazione che trova spazio sulla piattaforma Change.org lanciata da Santo Coppolino che chiede nient’altro che venga applicato l’articolo 8 della legge 462 del 1986 (varata dopo lo scandalo del vino al metanolo). Se il comma è chiaro – “Presso il Ministero della sanità è istituito l’elenco pubblico delle ditte commerciali e dei produttori che abbiano riportato condanne con sentenza passata in giudicato per reati di frode e di sofisticazione alimentare. Il Ministro della sanità ne cura annualmente la pubblicazione, con riferimento alle condanne intervenute nell’anno precedente, nella Gazzetta Ufficiale ed in almeno due quotidiani a diffusione nazionale” – nella pratica il ministero adempie al suo dovere con non poche ombre.

Innanzitutto c’è qualcosa che non torna sui numeri. Nel 2015, per esempio, emerge che le Asl, attraverso gli uffici veterinari e quelli di igiene degli alimenti hanno effettuato quasi 640 mila interventi (tra ispezioni e audit) e richiesto più di 100 mila analisi ai laboratori accreditati. Ne sono scaturiti quasi 60 mila provvedimenti amministrativi e 1028 segnalazioni di reato. I NAS hanno effettuato 39 mila ispezioni, individuando oltre 12 mila irregolarità: cioè un’infrazione ogni 3 controlli. A questi si sono aggiunti gli oltre 25 mila controlli e 6 mila analisi, del nucleo repressioni frodi del Mipaaf, 17 mila controlli delle Capitanerie di porto i controlli del Corpo Forestale dello Stato, della Guardia di Finanza etc, etc.

A fronte di questi numerosi controlli, quante sentenze sono passate in giudicato? “Un numero troppo esiguo, 134” spiega Coppolino che nella petizione cerca di difendere anche il suo lavoro visto che di mestiere è un ispettore del servizio veterinario presso l’Asl di Biella.

Continua: “Non solo le sentenze mi sembrano poche rispetto ai controlli, ma le informazioni che fornisce il ministero sono incomplete”. Infatti, sebbene l’elenco delle sentenze sia aggiornato (le ultime disponibili sono del 2017), è difficile capire il reato commesso, l’entità della sanzione e l’azienda che quelle persone rappresentano: informazioni che darebbero al consumatore maggiori conoscenze.

Aggiunge Coppolino: “Il Italia portiamo a termine ogni anno migliaia e migliaia di controlli, il problema è che non consociamo l’esito della nostra attività mentre questo aspetto sarebbe importante anche per orientare meglio il nostro lavoro. E’ come se un manager di una grande azienda presentasse agli azionisti il lavoro svolto ma senza parlare dei risultati. Chi investirebbe?”. “Dobbiamo capire se il sistema dei controlli alimentari e della sicurezza sta procedendo su un binario giusto oppure se c’è qualcosa da cambiare. E dobbiamo approfittare adesso che c’è un governo che ha intenzione di fare cose concrete per i cittadini” sottolinea l’ispettore che ne ha anche sull’entità delle sanzioni. “Se si scorre il rapporto sulle sentenze (l’ultimo è del 2011), le sanzioni penali sono di poco conto, in alcuni casi sono minori di una sanzione amministrativa. Che senso ha? Potremmo portare per direttamente per una sanzione amministrativa cosi eviteremmo almeno di intasare i tribunali”.

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