Circa 8mila residenti nelle province venete contaminate da Pfas dovranno fare ulteriori controlli medici per stabilire l’entità dei danni provocati dalla presenza di queste sostanze nel sangue. Sono i dati (parziali) del Sesto Rapporto sull’andamento del Piano di Sorveglianza Sanitaria sulla Popolazione esposta a Pfas che ha coinvolto 17.605 abitanti della zona.
Il protocollo di sorveglianza cui si sono sottoposti gli abitanti sia della Area A (quella più a ridosso dell’attuale fabbrica Miteni che ha sversato nell’ambiente gli Pfas) che quella B includeva: un’intervista per individuare abitudini di vita non salutari e fornire informazioni e consigli su come proteggere la propria salute; la misurazione della pressione; esami del sangue e delle urine per valutare lo stato di salute di fegato, reni e tiroide, e l’eventuale presenza di alterazioni del metabolismo dei grassi e degli zuccheri; il dosaggio di 12 sostanze Pfas nel siero; l’invio agli ambulatori di secondo livello per la presa in carico dei soggetti con valori alterati e PFAS nel sangue.
Per 13.856 abitanti i risultati del monitoraggio sono già disponibili e non sono affatto rassicuranti.
Sinora si è notato che sono 4 i composti rinvenuti in più del 50% della popolazione monitorata: si tratta di Pfoa, Pfos, Pfhxs e Pfna. Ciò che peraltro risalta è una netta crescita lineare delle concentrazioni del siero con il passare del tempo trascorso nell’area identificata. I residenti nell’Area Rossa A presentano concentrazioni sieriche di Pfoa, Pfos, Pfhxs più elevate dei residenti nell’Area Rossa B. Più in dettaglio, le concentrazioni mediane di Pfoa e Pfhxs nell’Area Rossa A (54,3 ng/ml e 4,5 ng/ml rispettivamente) risultano quasi doppie rispetto a quelle dell’Area Rossa B (35,3 ng/ml e 2,8 ng/ml rispettivamente. Più contenuta la differenza per quanto riguarda il PFOS (4,3 ng/ml nell’Area A e 3,3 ng/ml nella B). Le femmine presentano concentrazioni sieriche inferiori rispetto ai maschi.
I dati, inoltre, confermano i criteri di classificazione delle Aree Rosse A e B, con valori maggiori nell’Area A per chi consumava ortaggi irrigati con acqua di pozzo rispetto all’Area B dove l’inquinamento aveva coinvolto la sola rete acquedottistica (messa in sicurezza con i filtri). Tali analisi sono in fase di approfondimento.
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Per quanto riguarda gli esami bioumorali, ovvero gli esami del sangue di routine, si evidenzia che il colesterolo risulta essere il parametro con più valori “fuori norma” e tale percentuale aumenta all’aumentare dell’età.