Dopo i vitalizi le pensioni d’oro… E poi?

Marzo Rizzone e Giorgio Fede del M5Stelle a Montecitorio festeggiano l'approvazione per il taglio dei vitalizi 12 luglio 2018 a Roma ANSA/MASSIMO PERCOSSI

A pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, come diceva Andreotti. Anche oggi, per affrontare i problemi della previdenza, serviva un cavallo di Troia, un precedente giustificativo magari mascherato da atto riparativo. Come era avvenuto in passato, nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1992, con il prelievo retroattivo del 9X1000 su tutti i conti correnti o lo stravolgimento della storica sentenza costituzionale  n. 70/2015 che aveva sancito la restituzione della scala mobile per due anni dalla legge Fornero a milioni di pensionati.

Eppure, nonostante le ombre minacciose che lasciano prevedere ulteriori attacchi al nostro sistema pensionistico e alla sfera dei “diritti”, non c’è reazione, non c’è mobilitazione né sufficiente capacità di rappresentanza. E senza certezze e speranza è impossibile vivere.

Il taglio dei vitalizi

Con il via libera dell’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati è passata la norma che consente il ricalcolo dei vecchi vitalizi dei parlamentari liquidati con il sistema retributivo. Non è un problema di massa ma è una questione di principi, che se sottovalutato o sottaciuto può dare avvio a qualcosa che non è possibile prevedere.

Già dal 2012 i vitalizi dei parlamentari non sono più liquidati con il sistema di calcolo più favorevole. Ieri  è stato deciso che da gennaio 2019, 1338 trattamenti saranno riliquidati con il sistema contributivo con un risparmio di spesa di 40 milioni di euro l’anno. Poco conta che tra gli interessati ci siano circa 150 ex parlamentari ultraottantenni (con soggetti che hanno persino superato il secolo di vita!) e che ci siano trattamenti tagliati anche del 60/70% del loro importo, indipendentemente dalla presenza di altri redditi: si voleva un trattamento di giustizia di portata memorabile che riportasse i parlamentari alla pari di tutti gli altri cittadini. E questo è successo senza eccezione alcuna.

Il cavallo di Troia

Saranno altre istanze a decidere se quanto è stato fatto sia costituzionalmente corretto e ammissibile. Di certo, i risparmi ottenibili con il solo taglio dei vecchi vitalizi sono di 40 milioni di risparmio.

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Avendo ormai rinunciato a qualsiasi forma di controllo e di lotta alle evasioni contributive che pure assicurerebbero all’INPS decine di miliardi di maggiori entrate, era appena passato il provvedimento di ricalcolo dei vitalizi che già si anticipava il passo successivo. Per recuperare maggiori risorse bisognerà “allargare” la platea dei trattamenti pensionistici da ricalcolare e ritoccare (in negativo). Si parla in definitiva di considerare le pensioni di importo superiore ai 4000 euro netti. Solo alcuni giorni si parlava  di  5000 euro!

Il grosso delle pensioni in essere, costituito da trattamenti calcolati con il sistema retributivo, è compreso fra i 20000 e i 25000 euro annui (quasi 1 milione e mezzo di soggetti). Se l’orientamento che ha preso corpo in queste ultime settimane è di non distinguere e non considerare eccezioni e casi particolari, se non si farà definitiva chiarezza se gli importi sono al lordo o al netto, se non ci sarà un confronto politico qualificato, cosa impedirà, pur di fare cassa, di non considerare un domani, ai fini del calcolo finale di quanto spettante, tutte le pensioni in pagamento, magari annullando del tutto periodi figurativi di maternità, il servizio militare, la cassa integrazione o eventuali redditi familiari. Insomma, abbattuto il principio baluardo dei diritti acquisiti (o quesiti) potrebbero entrare nel mirino del Legislatore i 16 milioni di pensioni attualmente in pagamento. Non soltanto le pensioni d’oro ma anche quelle dei “poveri Cristi” che per una vita hanno dato il sangue nei cantieri edili, nelle fabbriche e in agricoltura.