Neppure il sale si salva dalle microplastiche. E non potrebbe essere altrimenti, dato che parliamo di sale marino e gli oceani, si sa, soffrono, tra l’altro, di in quinamento da questi corpuscoli microscopici derivanti dalla degradazione delle plastiche.
Solo lo scorso gennaio i ricercatori dell’Università di Oldenburg avevano studiato cinque campioni di Fleur de Sel, un sale marino particolarmente nobile e altrettanto costoso, trovando minuscole particelle di plastica in ogni prodotto, come riferito dal Der Spiegel.
Ora la conferma arriva anche da un test di Konsument, rivista austriaca dei consumatori, che ha esaminato 11 campioni di sale marino. Risultato: in sei degli undici campioni di sale marino sono state trovate microplastiche sotto forma di piccoli granuli o particelle. Solo il salgemma era privo di particelle di plastica.
Non siamo riusciti a stabilire una connessione tra le microplastiche nel sale e l’imballaggio, spiegano gli autori del test, dato che questi frammenti sono stati rintracciati anche in scatole di carta, oltre che in confezioni di plastica. Segno evidente che la contaminazione è ambientale e molto più diffusa di quanto si pensi comunemente.
Solo lo scorso marzo, dopo che uno studio commissionato e pubblicato sulla piattaforma multimediale Orb Media, risultato di un’analisi condotta dall’università pubblica University of New York in Fredonia, su oltre 250 bottiglie in nove paesi, aveva trovato microparticelle nel 93% dei campioni di acqua imbottigliata di diverse marche come Aqua, Aquafina, Dasani, Evian, Nestle Pure Life e San Pellegrino, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annunciato una revisione dei potenziali rischi della plastica nell’acqua potabile dopo questa ricerca.