Ghiaccio, prosecco e pesticidi. Il nostro test in edicola

Difficile immaginare un exploit più potente nel mondo viniviticolo come quello del prosecco negli ultimi anni. Una crescita che si è mantenuta a doppia cifra e che sta scalzano il cugino blasonato champagne da molte tavole in Italia e all’estero. Oltre 500 milioni di bottiglie vendute in tutto il mondo ogni anno, garantiscono un fatturato enorme per il made in Italy, ma possiamo essere altrettanto entusiasti per la qualità delle sostanze utilizzate per produrre le bollicine più famose d’Italia? Nel numero del Salvagente in edicola, siamo partiti

12 bottiglie di prosecco, le più vendute in Italia, analizzate dal  Salvagente. Volete saperne di più? Non perdete il giornale di giugno

da questa domanda per verificare la quantità di residui chimici contenuti in alcuni dei prosecchi più diffusi nei supermercati. Di certo la fascia più venduta al grande pubblico del nostro paese. Abbiamo così portato in laboratorio dodici prodotti chiedendo agli esperti di rilevare e quantificare la presenza di ben 352 sostanze tra solfiti, erbicidi, diserbanti, fungicidi.

Un cocktail da brividi

Ciò che abbiamo scoperto è sorprendente: tutte e dodici le bottiglie presentavano almeno un residuo di pesticida, con una media di sei a testa. Due dati su cui riflettere: anche l’unico prosecco biologico controllato ha mostrato residui di un pesticida, il folpet, vietato in agricoltura bio. Con ogni probabilità, viste anche le quantità minime rilevate, una contaminazione involontaria. All’estremo opposto un prodotto, con ben 7 funcigidi differenti. Fanno bene i cittadini e le centinaia di realtà aderenti alla Marcia stop pesticidi a preoccuparsi per il massiccio utilizzo di sostanze chimiche nei vigneti di glera in Veneto e Friuli-Venezia-Giulia.

Sotto i limiti ma non per questo “puliti”

Chiariamolo subito, in nessuno caso i residui trovati superavano il limite massimo di residuo (Lmr) consentito per ogni sostanza, ma questo non è in se un dato sufficiente per passare oltre e tirare avanti tranquilli. Spiega Roberto Pinton, segretario di Assobio: “Cinque, sei, persino sette residui sotto il limite consentito, si sommano comunque nell’organismo umano”. Dal canto loro i produttori che abbiamo interpellato si difendono affermando che la varietà di pesticidi è necessaria per rendere la pianta più resistente nel tempo, ma Pinton non la pensa così: “Noi del biologico siamo la prova vivente che non è vero. I vigneti coltivati senza pesticidi sono più salutari senza bisogno di questi trattamenti, usati solo per semplificare la procedura”. Per conoscere i risultati e la classifica, è possibile comprare il Salvagente in edicola, riceverlo in abbonamento, o comprarlo direttamente online.

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