Il primo effetto della tassa sugli affitti brevi è la sospensione di 30mila annunci di case in affitto su Airbnb, il più popolare portale internazionale di condivisione di case da parte di privati. Come riporta Helpconsumatori, per non aver versato gli importi dovuti in attesa della decisione di merito del Tar Lazio. I dati sono contenuti nell’istanza presentata dai legali di Airbnb al Consiglio di Stato lo scorso 28 aprile, che chiedeva di annullare la sentenza del Tar del Lazio del 18 ottobre 2017. Allora il Tribunale amministrativo regionale aveva respinto il ricorso dell’azienda contro la tassa, entrata in vigore lo scorso 16 ottobre. Secondo la normativa, è l’intermediario (in questo caso Airbnb) a dover raccogliere le tasse dovute dai proprietari di casa e trasmettere i dati al Fisco.
Codacons con Airbnb
Secondo il Codacons, intervenuto nel giudizio dinanzi al Consiglio di Stato a sostegno delle ragioni di Airbnb, la tassa crea disparità di trattamento tra operatori del settore e distorce il mercato e le tariffe a danno degli utenti finali, ed è “un balzello creato ad hoc per colpire l’azienda, con ripercussioni sul fronte della concorrenza e degli utenti i quali subirebbero una riduzione dell’offerta sul mercato dei pernottamenti a fini turistici, dall’altro un rincaro delle tariffe praticate dagli operatori Airbnb attivi in Italia”. In effetti, anche l’Antitrust aveva parlato di effetti distorsivi della concorrenza dovuti al fatto che altri intermediari erano esonerati dal pagamento dell’imposta per conto dei locatori. Airbnb dovrà aspettare il prossimo 17 ottobre, data dell’udienza di merito dinanzi al Tar, per sperare di sbloccare la situazione.