La Sogin, la società di Stato responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari è pronta a rendere pubblica la lista dei possibili siti dove costruire il deposito nazionale dove mettere in sicurezza tutti i rifiuti radioattivi. Sui tempi di pubblicazione dei nomi, che faranno sicuramente discutere le popolazioni delle aree individuate, si è consumato nelle scorse settimane un balletto di date. Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, aveva promesso che la lista sarebbe venuta fuori prima delle elezioni dello scorso 4 marzo, ma l’altro ministero deputato a dare il via libera, quello dell’Ambiente guidato da Gian luca Galletti, non si è rivelato altrettanto risoluto. Durante la conferenza stampa di presentazione del resoconto attività del 2017, l’amministratore delegato di Sogin, Luca Desiata, ha chiarito: “Riguardo i ritardi e la tempistica, non entro nel merito, Sogin si attiva quando arriva il nulla osta, sarebbe poco oppurtuno commentare i meccanismi decisionale di altri. Sogin è pronta a pubblicare la lista anche in questi giorni, in ogni caso vedo come molto positiva l’accelerazione che c’è stata in questi mesi perché significa che è servita a finalizzare e puntualizzare una serie di cose che andavano fatte”.
Criteri per identificare il deposito
Desiata ha anche chiarito quali sono i criteri fondamentali utilizzati per individuare i possibili siti contenuti nella Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), a cui seguirà la Carta nazionale delle aree idonee (Cnai): “La sismicità , deve essere un sito poco sismico, criteri idrogeologici, quindi dev’essere lontano dall’acqua; dev’essere anche un territorio lontano da insediamenti urbani e industriali. Non c’è quello di agenti inquinanti presenti nel terreno” aggiunge, spiegando però che “Dalla prima alla seconda fase si va nel territorio e si vede se c’è un inquinamento bloccante, e allora si discute se è un inquinamento che possiamo bonificare”. Sicuramente con questi criteri fondamentali le zone papabili non saranno molte in Italia. Le aeree con minore sismicità sono la Sardegna, il Salento, la zona centro-meridionale della Sicilia, la costa toscana, la parte veneta della pianura padana, l’area tra Milano e Torino e il Trentino alto adige. Considerando urbanizzazione e presenza di corsi d’acqua, l’interno di Sicilia e Sardegna potrebbero essere le aree più indicate.
Tempistica
La data entro cui il deposito nazionale deve entrare in funzione è confermata per il 2026, mentre nel ’36 è prevista la fine del processo di smantellamento delle centrali, nessuna delle quali  dovrebbe essere coinvolta nel Cnapi, per una questione logica, come spiega lo stesso Desiata: “Sono tutte state costruite vicino a corsi d’acqua”. L’Ad di Sogin ha spiegato che a livello di impegno economico, il processo di dismissione delle centrali è “a metà del guado”, mentre per quanto riguarda il lavoro fatto si è “a poco meno di un terzo” del lavoro complessivo. Rimangono da smantellare e mettere in sicurezza i “vessel” dei reattori nucleari, il cuore delle centrali, la parte più complessa su cui operare.
I risultati del 2017
Nel corso della conferenza stampa sono stati illustrati alcuni risultati raggiunti nel 2017: “Per la prima volta nella storia di Sogin è stato ridotto strutturalmente l’organico e i relativi costi (-94 unità rispetto al picco di marzo 2016, con un risparmio di 5,9 mln €); Nel 2017 seconda migliore performance per le attività di smantellamento (63,2 mln €, +13% rispetto alla media storica 2010-2016); Riduzione per la prima volta di una voce di costo del Piano a vita intera grazie alla rinegoziazione di alcuni contratti del combustibile (-26 mln €); Forte incremento delle commesse per terzi in Italia e all’estero (nel 2017 triplicate rispetto al 2016). L’Obiettivo 2018: migliore anno di sempre per lo smantellamento nucleare. Budget previsionale fino a 92 milioni di euro e risultati della prima trimestrale in linea con la programmazione. Sollecitato dai giornalisti, l’Ad di Sogin ha poi risposto sulle vasche dell’impianto di Rotondella (Matera) sequestrato dalla magistratura che indaga su sostanze inquinanti nelle acque di scarico: “Ribadiamo che non si trattano in ogni caso di sostanze radioattive e che i nostri scarichi a mare sono sempre rientrati nei limiti radiologici e clinici consentiti”.
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