Che sta facendo Sky? Dopo aver sfruttato la scia delle telefoniche per portare il mese di abbonamento a 28 giorni, aumentando senza troppe remore il conto degli abbonati dell’8,6%, come sta informando gli utenti del ritorno a 30 giorni imposto dalla legge?
Ancora una volta l’operazione non è proprio priva di polemiche. L’Unione Nazionale Consumatori, per esempio, ha deciso di presentare un esposto all’Antitrust per il mancato rispetto della diffida inviata nei giorni scorsi. La società di Murdoch, infatti, tornando alla fatturazione mensile non avrebbe informato adeguatamente e correttamente i propri clienti.
Anche Sky, infatti, nel comunicare la variazione contrattuale, fa presupporre che nulla cambia per il consumatore e che si tratta di un semplice ritocco tecnico legato a una modifica della legge.
Si legge nell’informativa inviata agli utenti: “come previsto dalla legge 172/2017, dal 1° aprile 2018 la fatturazione del tuo abbonamento annuale SKY avrà cadenza mensile, quindi non più ogni quattro settimane. Il costo del tuo abbonamento annuale non cambierà, rimanendo uguale a quello applicato dal 1° ottobre 2017”.
“L’intento di giustificare il rialzo dell’abbonamento come la conseguenza di un adempimento imposto dalla legge non solo non rispetta l’effetto sanante della norma e l’obiettivo che si prefiggeva, ma finisce per limitare l’esercizio del diritto di recesso, dato che i consumatori potrebbero erroneamente ritenere che l’aumento sia dovuto alla legge” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
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Rincara la dose, l’Adoc che spiega come nella comunicazioni ai clienti di Sky è assente l’indicazione del diritto di recesso. Anche l’Adoc ha richiesto alle Authority Antitrust e Agcom di fare chiarezza in merito.
“Il messaggio inviati da Sky ai propri clienti, a nostro avviso, non evidenzia in modo trasparente e chiaro i presupposti e i termini delle nuove condizioni contrattuali – dichiara Roberto Tascini, presidente dell’Adoc – inoltre nel messaggio è assente ogni informazione relativa al diritto di recesso senza penali né costi di disattivazione, nonostante l’azienda sia obbligata a segnalarlo ai sensi dell’art.70, comma 4, del Codice delle Comunicazioni elettroniche, trattandosi di modifica unilaterale del contratto. In base alle segnalazioni ricevute, infine, ci risulta che le modalità di comunicazione siano fortemente carenti, in quanto i clienti non sono stati avvisati né via sms né via email.”