Cellulare in classe? Vertecchi: non migliora l’apprendimento

Ha suscitato interesse il sondaggio che abbiamo lanciato nel fine settimana chiedendo un parere ai lettori sulla possibilità che il ministero dell’Istruzione ha dato agli istituti scolastici di regolamentare l’ingresso in aula dei telefoni cellulari. La maggior parte dei nostri lettori ha dichiarato di essere contraria all’uso dello smartphone anche a fini “didattici”. Una presa di posizione che condivide Benedetto Vertecchi, decano dei pedagogisti italiani. Lo abbiamo raggiunto al telefono e, senza giri di parole ci ha detto: “Bill Gates e Steve Jobs hanno vietato il telefono cellulare ai rispettivi figli!” aggiungendo che “nelle migliori scuole americane è fatto divieto agli studenti di utilizzare lo smartphone”. Non si tratta, secondo il professore di una scelta conservatrice.

Vertecchi non è nuovo a considerazioni del genere. Nel 2015, nel pieno del dibattito sulla necessità di rendere più tecnologico il percorso educativo degli alunni, il professore ha scritto un saggio da titolo “Alfabeto a rischio” in cui sosteneva che “l’uso massiccio di pc e internet a scuola non assicura miglioramenti nelle performance degli alunni. Ma addirittura ne determinerebbe un calo negli apprendimenti”.

Il professore sostiene che l’uso delle tecnologie determina “una caduta nella capacità di scrivere” non solo in senso meccanico, con grafie sempre più incomprensibili o strani mix di stili e caratteri nelle stesse parole: corsivo e stampatello, maiuscolo e minuscolo. Ma problemi anche nell’apprendimento. “Una caduta che investe sia la capacità di tracciare i caratteri, sia quella di organizzarli correttamente in parole, da usare per organizzare il messaggio”. In pratica, “l’uso di mezzi digitali comporta l’attenuazione, e talvolta la perdita, della capacità di coordinare il pensiero con l’attività necessaria per tracciare i segni”: gli alunni delle scuole elementari hanno sempre più difficoltà a usare le forbici e a livello ortografico sono spesso un disastro. “L’intervento nella scrittura digitale di correttori automatici riduce la consapevolezza ortografica. Il ricorso ossessivo alla funzione copia e incolla riduce la necessità di sviluppare una linea argomentativa “.

Vertecchi conclude sostenendo che l’effetto più pericoloso è la caduta della memoria: “La tecnologia abitua i bambini a pensare che c’è sempre una risposta all’esterno“, e non nella loro testa.