Prima si astiene, poi vota a favore dell’uso del glifosato ma solo in casa altrui. Perché ora la Germania vuole vietare a casa propria il famigerato pesticida, considerato “probabile cancerogeno” dalla Iarc e finito nella bufera dopo la pubblicazione dei Monsanto papers perché la multinazionale avrebbe condizionato il giudizio “assolutorio” dell’Efsa.
Socialdemocratici e Verdi vogliono il divieto
Se la Csu, il partito della cancelliera Merkel, spinge per un divieto all’uso privato (nei giardini di casa, per intenderci) già in vigore in Italia, i socialdemocratici della Spd e i Verdi stanno spingendo per un divieto nazionale completo. Harald Ebner, l’esperto che per i Grün tedeschi ha seguito il dossier Glifosato, ha insistito sul fatto “che il divieto di uso privato rappresenterebbe una piccola riduzione della quantità di glifosato utilizzato nel paese e non gioverebbe all’ambiente e alla salute”. Servirebbe insomma una messa al bando completa anche per gli usi agricoli (ma gli agricoltori tedeschi si sono sempre schierati in Europa a favore del rinnovo della licenza).
Dall’astensione al Sì per il rinnovo della licenza in Europa
Lo stallo è totale visto che a Berlino dopo quasi 4 mesi dalle elezioni manca ancora un governo. E proprio in questa incertezza istituzionale che sarebbe nato il “voltafaccia” tedesco in Europa sul glifosato. In sintesi: in ben due occasioni la Germania a settembre e ottobre si è astenuta mentre a sorpresa il 27 novembre ha abbandonato l’Italia e la Francia ferme sul loro “No”, e si è schierata per il “Sì” al rinnovo della licenza per altri 5 anni del glifosato in Europa. Voti che hanno contato nella decisione finale in favore di quella Monsanto (proprietaria del RoundUp, l’erbificida più usato al mondo a base di glifosato) che dovrebbe anche in sposa alla tedesca Bayer.
La cancelliera in mezzo al guado
La Merkel ancora senza una maggioranza per il suo terzo mandato non ha digerito il voto favorevole della Germania in Europa. Secondo i retroscena, la decisione di votare a favore della licenza è stata presa dal ministro dell’Agricoltura Christian Schmidt senza il sostegno del ministero dell’Ambiente. Per quel voto Schmidt fu è stato redarguito dalla cancelliera Merkel che ora di fronte alla richiesta opposta (mettere al bando il glifosato) per giunta a casa propria rischia davvero una brutta figura con i consumatori europei.