Ciwf denuncia: crudeltà animale nel Grana Padano e Parmigiano Reggiano

Si chiama Eccellenza senza coscienza (#eccellenzasenzacoscienza) la nuova campagna lanciata in 7 paesi (Germania e Francia compresi) e oggi in Italia da Ciwf, associazione animallista, per chiedere ai Consorzi del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano maggiore impegno sul fronte del benessere animale negli allevamenti che rifonorniscono di latte i caseifici consorzionati. In particolar modo la campagna chiede ai due Consorizi di tutela dei formaggi simbolo del made in Italy “impegnarsi al più presto per riportare di nuovo le vacche al loro habitat naturale, il pascolo“. 

Spiega Annamaria Pisapia, direttrice di Ciwf Italia Onlus: “È semplicemente inaccettabile che nei disciplinari di prodotti definiti di alta qualità non sia contemplato il benessere degli animali. E per erbivori ruminanti come le vacche non esiste benessere senza messa al pascolo. Abbiamo visto con i nostri occhi la vita miserabile che conducono le vacche di questi due ‘grandi formaggi’ italiani. Abbiamo visto le loro ossa sporgenti, le loro ferite e gli ambienti squallidi in cui sono confinate. È tempo di cambiare le cose e il nostro messaggio ai Consorzi del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano arriva forte e chiaro dall’Italia e da altri 6 paesi europei: riportate le vostre vacche alla terra, dove vivranno una vita più rispettosa della loro natura”.

Immagini choc: “Nei disciplinari assente il benessere animale”

La nuova iniziativa del Ciwf è testimoniata come spesso succede da una video-inchiesta: “La scorsa estate abbiamo visitato 9 allevamenti che forniscono il latte ai consorzi di Grana Padano e Parmigiano Reggiano, uno era biologico. Nessuno degli allevamenti visitati allevava le vacche al pascolo“. Una condizione, come denuncia l’organizzazione animalista, sancita “nei disciplinari di produzione del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano” dove “né il benessere animale, né tantomeno il pascolo sono menzionati”.

Le immagini, come mostra il video, sono eloquenti: “Le vacche – scrive in una nota Ciwf – sono costrette a trascorrere tutta la propria vita nel recinto di un capannone. I loro corpi ossuti si trascinano con difficoltà nei corridoi delle stalle e nelle cuccette. I pavimenti sono di cemento e si ricoprono facilmente di feci e urina, così le vacche rischiano di scivolare provocandosi zoppìe. Hanno spesso ferite alle zampe perché in alcuni allevamenti non c’è spazio sufficiente  per tutte le vacche e quelle più deboli devono per forza sdraiarsi sul duro cemento coperto di escrementi. Le vacche degli allevamenti che riforniscono il Grana Padano, selezionate geneticamente, sono sfruttate oltre i loro limiti per produrre latte in quantità innaturali”.

Alimentati a soia Ogm

Un altro elemento stigmatizzato dal Ciwf è l’alimentazione dei bovini da latte: “Le vacche ipersfruttate vengono nutrite per metà razione giornaliera con cereali, anche con soia Ogm”.

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Il pascolo potrebbe anche ridurre il ricorso alla soia transgenica. Spiega il Ciwf: “Nel pascolo gli animali hanno libero accesso al cibo e a luoghi per riposarsi. Le vacche possono regolare la loro dieta durante il giorno segliendo cibo più ricco di fibra per la sera in modo da poter ruminare durante la notte, preferendo il mangime più concentrato al mattino. Gli escrementi vengono dispersi naturalmente l’urina viene assorbita dal suolo, perciò non sono costrette a camminarci sopra, come acccade nei capannoni. In breve il pascolo dà alle vacche la possibilità di esprimere i propri bisogni naturali. Idealmente, le vacche dovrebbero poter decidere quando stare nel capannone e quando andare al pascolo“.

Ingredienti: le differenze fra Grana Padano e Parmigiano Reggiano

Le vacche che forniscono il latte per il Grana Padano, precisa Ciwf, possono essere nutrite anche con insilati, che se mal conservati, possono favorire la proliferazione di batteri (Clostridi). Per evitare la contaminazione, nel Grana viene utilizzato il lisozima, una sostanza derivata dall’uovo che riduce la carica batterica.
Nel Parmigiano Reggiano l’uso degli insilati e di additivi è vietato, l’alimentazione  e la produzione di latte sono meno intensive e questo consente alle vacche di avere una vita più lunga, che può arrivare anche fino a 10 anni, ma che non contempla in ogni caso la possibilità di uscire al pascolo.