Nel mondo un terzo della massa dei prodotti alimentari è sprecato. Sono i dati Fao rilevati per il 2007, riportarti dal nuovo rapporto dell’Ispra sullo spreco alimentare, ma c’è da credere che la proporzione attuale non si sia discostata di molto da quelle cifre: 1.6 miliardi di tonnellate, per un valore di circa 700 miliardi di euro, dalla produzione al consumo. Sono ancora pochi, infatti, i Paesi che hanno avviato politiche attive contro lo spreco alimentare, che ha anche una ricaduta pesante legata all’ambiente: ad esso sono associate emissioni di gas-serra per circa 3,3 miliardi di tonnellate di anidride carbonica (CO2), pari a oltre il 7% delle emissioni totali.
Lo spreco in Italia
Tra le priorità ONU per lo sviluppo sostenibile, ricorda l’Ispra, c’è il dimezzamento (in energia alimentare pro capite) entro il 2030 degli sprechi globali in vendita al dettaglio e consumo e (genericamente) la riduzione di perdite in produzione e fornitura. In Italia, tra i pochi Paesi UE, è stata approvata una delle prime leggi per contrastare il fenomeno (L. 166/2016). Lo studio “Spreco alimentare: un approccio sistemico per la prevenzione e la riduzione strutturali” presentato dall’Ispra, ritiene che questo fenomeno, solo in Italia, se misurato in termini energetici, sia stimabile intorno al 60% della produzione iniziale, e da solo impiega più del 50% della biocapacità del Paese, ossia la capacità potenziale di erogazione di servizi naturali.
I numeri preoccupanti
Dal punto di vista delle tipologie di sprechi più diffuse, la tendenza globale dal 2007 al 2011 indicherebbe un notevole aumento di sprechi tra produzione e fornitura (+48%), una sovralimentazione in fortissimo aumento (+144%) e uno spreco in consumo e vendita al dettaglio che diminuisce del 23%. Del 44% di spreco globale, il 24% è causato da inefficienza di allevamenti animali, pari al 55% degli sprechi totali, in Europa arriva a toccare il 73% degli sprechi e in Italia il 62%; l’inefficienza di conversione di input edibili in derivati animali è nel mondo circa il 64%, in Europa e Italia circa il 77%. Nel mondo la sovralimentazione media rappresenta il 10% del consumo e arriva al 14% in Europa, al 16% in Italia.
Piccolo è meglio
“I dati del Rapporto Ispra -spiegano i curatori – indicano approssimativamente che per evitare di abusare delle capacità biologiche sia necessario ridurre gli sprechi su tutta la filiera produttiva per almeno un terzo degli attuali nel mondo, di un quarto in Italia. Nei sistemi alimentari locali, ecologici, solidali e provenienti da piccole aziende, lo spreco è mediamente 8 volte inferiore a quello delle imprese agricole di grandi dimensioni. È quindi necessario incentivarne la diffusione come principale misura di prevenzione dello spreco”.