Alliance to Save Our Antibiotics è un’associazione che in Inghilterra si batte per ridurre l’uso dei farmaci antimicrobici negli allevamenti per contrastare l’antibiotico resistenza ovvero la resistenza dei nuovi “microbi” ai farmaci. Secondo l’Oms nel 2050 l’inefficacia degli antibiotici diventerà la prima causa di morte nel mondo.
Per capire come i gruppi della Grande distribuzione organizzata si comportano di fronte a questo problema, l’associazione ha analizzato e chiesto alle principali catene di supermercati quali politiche mettono in campo con i loro fornitori (di carne ovviamente) per ridurre l’uso degli antibiotici negli allevamenti.
“Lidl senza politica pubblica sulla riduzione dell’uso di farmaci”
L’insegna della Gdo che è risultata più indietro è la Lidl. Scrive il Guardian che ha riportati i risultati dell’indagine di Alliance to Save Our Antibiotics: “Lidl non ha alcuna politica pubblicamente disponibile sull’uso di antibiotici nella catena di approvvigionamento aziendale, lasciando i consumatori al buio e senza alcuna prova pubblica di ogni sforzo per ridurre l’eccessivo uso degli antibiotici”.
L’azienda ha replicato al quotidiano britannico che sta lavorando a delle azioni concrete contro l’antibiotico resistenza che a breve sarà resa disponibile. In particolare verranno “incoraggiati i produttori ad ottimizzare il benessere, la salute, l’igiene, la conservazione e la biosicurezza” dei propri animali, utilizzando gli antibiotici “il meno possibile e solo quando necessario” ma , come sottolinea il Guardian “senza contenere alcuna specifica su come questi obiettivi saranno raggiunti e come verranno misurati“.
Le insegne più attive
Oltre a Lidl hanno deluso anche Asda e Aldi che “avevano politiche pubbliche disponibili sull’uso di antibiotici” ma non misure stringenti per adottarle.
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Premiata invece lo sforzo e le politiche della catena Waitrose che “pubblica i risultati delle sue azioni e mostra la quantità di antibiotici utilizzati nelle aziende da cui si rifornisce”. A seguire Marks & Spencer, Sainsbury e Tesco.
Benessere animale per ridurre l’uso dei farmaci
Suzi Shingler, responsabile della campagna per la Ong, ha dichiarato: “Questi risultati mostrano che alcuni supermercati stanno cominciando a prendere in considerazione in modo più serio la questione della resistenza agli antibiotici. Ciò ha contribuito indubbiamente alle recenti riduzioni di utilizzo. Sfortunatamente, la nostra indagine mostra anche che alcuni supermercati hanno molto da fare e altri non hanno ancora intrapreso alcuna azione significativa“.
Ma cosa servirebbe per ridurre i farmaci negli antibiotici? Anche in Italia si discute su come migliorare il benessere animale per ridurre il ricorso agli antimicrobici, come testimonia l’impegno di Coop Italia e la sfida lanciata di Federbio al mondo del biologico.
Molte delle proposte di Alliance to Save Our Antibiotics sono le stesse avanzate anche in Italia: lasciare i suinetti con le loro madri per qualche settimana più a lungo della nascita, cosa che riduce drasticamente la necessità di antibiotici per fermare la diarrea associata alla svezzamento precoce; polli a più lenta crescita visto che quelli a rapida crescita, solitamente inviati alla macellazione solo un mese o cinque settimane dalla nascita si ammalano più facilmente anche a causa delle “ristrette” condizioni di vita; tra le mucche da latte quelle a cui è impedito il pascolo si ammalano più facilmente di mastite.