Non riguarda anche l’Italia l’allarme sulla possibile contaminazione di migliaia di materassi, scattato in Francia, Svizzera e Germania in seguito a un comunicato della BASF del 5 ottobre. Per un errore nel processo di sintesi, negli stabilimenti di Ludwigshafen, tra il 25 agosto e il 29 settembre, sono state prodotte dall’azienda 7.500 tonnellate di toluene diisocianato (TDI) contaminato da quantità di diclorobenzene oltre la soglia di sicurezza consentita. Il TDI è il composto necessario alla fabbricazione della schiuma di poliuretano, materiale utilizzato praticamente da tutti i produttori di imbottiture e tappezzerie, soprattutto materassi e divani, ma anche nell’industria automobilistica.
Agitazione europea
L’allarme riguarda dunque soprattutto produttori e consumatori stranieri. In Svizzera è il caso della Bico, produttore leader di sistemi letto nel paese, ma anche di Recitcel, Riposa e Foampartner. In Francia, le fabbriche del gruppo Adova (Dunlopillo, Simmons, Treca), e poi Mantes-laJolie, Limay e Bar-sur-Aube.
In allerta anche l’associazione europea dei produttori di poliuretani, EUROPUR, che si è attivata per vigilare sui lotti di poliuretano distribuiti dai suoi associati.
Le due versioni della BASF tedesca
Da qui le preoccupazioni per i danni subiti dai produttori del settore e per le possibili conseguenze sulla salute dei consumatori. Il diclorobenzene è infatti una sostanza a rischio cancerogeno. Su questo punto, la BASF nell’allarme lanciato il 5 ottobre, aveva giustamente sottolineato il rischio sanitario connesso alla contaminazione da diclorobenzene: reazioni allergiche, irritazioni e cancro. Salvo affermare in un comunicato del 12 ottobre che: “Nell’ambito di una valutazione del rischio, gli esperti di BASF hanno condotto indagini preliminari sulle schiume contaminate. I risultati e ulteriori analisi dimostrano che è possibile escludere pericoli per la salute tanto nei luoghi di produzione che per i consumatori”.
BASF Italia risponde
Il Salvagente, ovviamente, ha cercato la divisione italiana della multinazionale. E ha chiesto ragione, innanzitutto della doppia versione di quella tedesca sui pericoli di questa sostanza. L’azienda non si è sottratta e ha spiegato che i colleghi tedeschi stanno condividendo analisi e metodi di prova con le autorità pubbliche dei paesi in cui è scattato l’allarme. E la seconda versione, quella che riduce la portata dell’allarme, viene da analisi successive al primo allarme, quelle che hanno hanno portato alla valutazione del rischio. Questo, ammette l’azienda non sminuisce l’incidente, dato che il diclorobenzene non doveva finire nel poliuretano e tutti i prodotti “contaminati” saranno ritirati dal mercato.
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Sonni tranquilli per gli italiani?
A seguito del blocco della produzione e delle consegne di materassi da parte di alcuni produttori europei, logico che ci si domandi se la contaminazione abbia raggiunto materassi e divani di casa nostra, con danno per le aziende del settore e rischi per la salute dei consumatori. Ma la situazione da noi parrebbe sotto controllo. La BASF, infatti esclude completamente che in fase di produzione italiana possano esserci stati incidenti come quelli tedeschi.
Non può invece escludere del tutto che qualche distributore si sia rifornito in Germania e abbia rifornito ditte italiane, magari attraverso passaggi successivi. “Stiamo ricostruendo con i clienti tutti i passaggi per recuperare eventuali materie prime contaminate” cpiegano al Salvagente.
Una versione che conferma anche Fabio Formenti, del Gruppo industriale Formenti e presidente del Gruppo Sistemi per Dormire di Federlegno Assarredo, associazione nazionale delle industrie produttrici di mobili. “La prima notizia – spiega Formenti – è che i principali produttori di poliuretano italiani che riforniscono la maggioranza dei produttori di materassi italiani, hanno dichiarato che non sono coinvolti nella vicenda del TDI contaminato perché non acquistano da BASF o perché non hanno ricevuto materiale proveniente dai lotti di TDI contaminati. E data la serietà e la storicità di queste aziende – continua Formenti – non abbiamo motivo di dubitare delle loro affermazioni”.
La seconda notizia, invece, è che la BASF ha dichiarato che “due terzi delle 7.500 tonnellate di TDI contaminato prodotte non sono neppure state utilizzate”, come confermato in un comunicato dell’azienda.
Stessi toni rassicuranti anche dal Consorzio Produttori Materassi di Qualità, anch’esso contattato da Il Salvagente.