Tattoo, l’effetto dell’inchiostro sul corpo? Anche 15 anni dopo

Credeva di avere un linfoma, invece era “solo” la reazione avversa di un tatuaggio fatto 15 anni prima. Il caso clinico descritto da Jad Othman del Royal Prince Alfred Hospital di Sydney, in Australia, ha suscitato interesse tanto da essere stato pubblicato su Annals of Internal Medicine. “I medici devono essere consapevoli della possibilità di reazioni tardive ai tatuaggi e devono prendere nota della posizione e dell’aspetto dei tatuaggi in caso di linfoadenopatia”, afferma Othman.

Il caso

La donna si era rivolta alle cure del medico perché aveva da qualche tempo numerosi linfonodi ascellari bilaterali di consistenza gommosa, ma non compattati, con un diametro che arrivava fino a 1,5 cm. I test ematochimici e la radiografia del torace erano normali, ma il valore della Ves (un indicatore importante che ci consente di scoprire se il nostro organismo sta “covando” un qualche tipo di infiammazione, anche non visibile) era lievemente alterato: 18 mm/h. La tomografia, invece, aveva rivelato diversi linfonodi ingrossati nelle aree ascellari, ilari e mediastiniche, risultati interpretati come coerenti per un linfoma, una diagnosi, però, non confermata dall’ago aspirato. Per venire a capo della diagnosi, allora Othman aveva optato per l’escissione del nord ascellare scoprendo che conteneva macrofagi neri e pigmentati. Era accaduto, dunque, che il colore dei tatuaggi che la trentenne aveva sul corpo era “migrato” dal disegno ai linfonodi.

Lo studio franco-tedesco

Proprio qualche mese fa, uno studio firmato da un team di franco-tedesco con l’aiuto degli studiosi dell’Istituto Federale tedesco per la valutazione dei rischi (Bfr) e pubblicato  su ‘Scientific Reports‘ ha dimostrato proprio il “viaggio” dei pigmenti di colore all’interno del copro umano. Secondo le conclusioni di questa ricerca, gli inchiostri usati per i tatuaggi possono liberare minuscole particelle, delle dimensioni inferiori a un milionesimo di millimetro, capaci di viaggiare nel sangue fino a raggiungere i linfonodi, vere e proprie ‘sentinelle’ delle difese immunitarie