Ancora una brutta frittata. Come troppe volte abbiamo dovuto registrare. Le uova al fipronil, l’insetticida che non potrebbe essere utilizzato sugli animali da allevamento e invece è stato ampiamente usato dal gigante olandese ChickFriend, mettono a nudo la fragilità europea nei confronti della gestione delle crisi alimentari.
Mesi per far scattare l’allarme (pure denunciato a novembre 2016, in via anonima, agli enti olandesi ma troppo colpevolmente ignorato) e una volta uscito con tutta la forza di uno scandalo continentale, trattato non propriamente con la giusta attenzione, almeno non da tutti i paesi membri.
CHIUDERE LA STALLA DOPO CHE SONO SCAPPATI I BUOI
Ora si tenta di correre ai ripari, o meglio di correre dietro alle tonnellate di ovoprodotti contaminate. Badate bene, quelle che rimangono sequestrabili, dato che molte, nei mesi passati sono finite nelle centinaia di prodotti alimentari di cui l’uovo costituisce l’ingrendiente.
Fa paura in Spagna, per esempio, il sequestro di 20 tonnellate (20mila chilogrammi) di ovoprodotti contaminati ritrovato nei Paesi Baschi e bloccato prima di finire nei prodotti in commercio. E in Italia la paura non è da meno se è vero che due italiani su tre (66%) sono preoccupati dell’impatto di quello che mangiano sulla salute anche per effetto del ripetersi di emergenze sanitarie che hanno caratterizzato l’ultimo secolo, dalla mucca pazza fino allo scandalo delle uova contaminate. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixe’ divulgata dopo che sono stati fatti i primi sequestri anche IN l’Italia che figura tra i 15 Paesi ad aver ricevuto uova dalle aziende coinvolte nello scandalo delle uova contaminate in Olanda con l’insetticida fipronil.
IL RUMORE DEL SILENZIO
La vicenda delle uova non aiuta.
Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente
E la mancanza per giorni di dichiarazioni del ministero della Salute italiana aiuta ancora di meno a fidarsi. Ed è un paradosso, dato che ora la catena di controlli sembra accelerare. Nessuna azienda, a quanto risulta al Salvagente, né qui, né altrove, ha comunicato alle autorità e ai consumatori di aver usato uova di provenienza sospetta per produrre, che so, pasta fresca, merendine, gelati…
DUE DOMANDE ALLE INDUSTRIE ALIMENTARI
Possibile che nessun uovo contaminato sia finito in commercio in più di 9 mesi (tanti ne sono passati dalla denuncia ignorata dagli olandesi) di silenzi colpevoli del governo olandese? No, non è possibile.
Possibile che la tracciabilità che deve essere assicurata a ogni ingrediente non abbia permesso alle aziende che utilizzano ampiamente ovoprodotti di intervenire, di avvisare chi aveva (e magari ha ancora) in casa preparati che li impiegano?
No, ancora una volta, non è possibile. Di fronte a questi silenzi, purtroppo, non ci sentiamo di dare risposte tranquillizzanti ai tanti consumatori che ci hanno scritto e continuano a farlo, chiedendo come riconoscere le uova a rischio. Per affermare in coscienza che in Italia non ci sono (e non ci sono stati) rischi per i consumatori, come fa il ministero della Salute, serve un’enorme dose di ottimismo. Che questa vicenda non autorizza.