Non accenna a placarsi lo scandalo delle uova contaminate al fipronil. Anzi, si allarga di giorno in giorno. In Francia sono state scoperte 295mila uova infette in un’azienda di Morbihan: molte erano crude, altre erano già entrate negli impasti di dolci e torte. Entro i nostri confini tutto tace mentre in Spagna, l’Agencia Española de Consumo, Seguridad Alimentaria y Nutrición (Aecosan) ha detto che “la distribuzione ha raggiunto vari Stati membri come Austria, Belgio, Svizzera, Svezia, Germania, Francia, Regno Unito, Irlanda, Italia, Polonia, Romania e Svizzera”. Insomma, mentre in Italia il ministero della Salute ha semplicemente allertato i Nas e le autorità sanitarie regionali chiedendo controlli più stringenti, in Spagna sanno già con certezza che le uova contaminate anno raggiunto il nostro paese.
La carta d’identità delle uova fresche
In ogni caso, sul prodotto fresco i consumatori non hanno problemi a riconoscere la provenienza delle uova. Sul proprio guscio, le uova hanno un codice stampato, mediante il quale è possibile avere tutte le informazioni principali sul prodotto acquistato. L’etichettatura apposta sull’uovo, rende così disponibile al consumatore una vera e propria carta di identità dell’uovo, permettendo la tracciabilità del prodotto e di essere informati sulla filiera produttiva. L’etichettatura delle uova destinate ad un consumo diretto, ai sensi del Regolamento CE 2295 del 2003, è obbligatoria e non lasciata alla discrezione del produttore. Le prime cifre indicate nell’etichettatura del guscio, risultano le più importanti e facilmente comprensibili al consumatore. Esse indicano il tipo di allevamento da cui provengono le uova e il paese di origine. Le cifre successive indicano la provincia e il comune di allevamento e l’allevamento specifico da cui proviene. (continua dopo l’immagine)
Top secret le informazioni sugli ovoprodotti
Se, come abbiamo visto possiamo risalire a tutta la filiera dell’uovo fresco, non si può dire lo stesso dei prodotti che contengono uova o gli ovoprodotti. E la gamma è molto vasta: dai prodotti di pasticceria industriali, alle paste fresche fino all’albume da bere. In questi casi, infatti, le aziende non hanno l’obbligo di indicare in etichetta l’origine della materia prima e, di conseguenza, diventa un problema per il consumatore risalire alla provenienza e mettersi al riparo dai rischi. L’incombenza passa alle istituzioni sanitarie, in primis ai Nas, che devono seguire le orme delle importazioni e, renderle note ai consumatori.