Al mare con la maglietta per essere protetti sempre contro i danni del sole. Come ha raccontato il Salvagente, la moda dei capi di abbigliamento anti Uv dilaga anche in Italia. In tanti le usano e molti produttori le propongono. Non sempre con la stessa qualità, almeno a giudicare dal test che proponiamo sul numero in edicola del mensile.
Per l’acquisto, in verità, ci sono anche alcune precauzioni che possono aiutare. Tra queste la ricerca del numero della norma UNI EN 13758 – e il relativo pittogramma – in etichetta.
In cosa consiste? Spiega proprio l’Ente italiano di normazione che molti dei danni provocati alla pelle dall’esposizione al sole possono essere sensibilmente ridotti proprio indossando capi di abbigliamento che filtrano i raggi solari, utilizzati fino a poco tempo fa solo da coloro che praticano sport estremi o da categorie di persone che svolgono lavori all’aperto, ma oggi sempre più indossati anche nel tempo libero. Il fatto che questi capi possiedano caratteristiche protettive ai raggi UV è provato dalla norma UNI EN 13758, che – tramite dei test di laboratorio – garantisce che i tessuti diano una protezione almeno pari al fattore UPF 40 (cioè una protezione che permette di esporsi al sole senza danni per un periodo 40 volte più lungo).
I capi di abbigliamento conformi alla norma si riconoscono perché marcati con il numero della norma, con la dicitura “UPF 40+” e con il pittogramma costituito da un sole giallo con un’ombreggiatura nera.
Inoltre sono accompagnati da alcune informazioni per l’uso, cioè che i capi non aderenti proteggono di meno, che i capi bagnati proteggono di meno, che la protezione diminuisce con l’usura, e – soprattutto – che solo le parti del corpo coperte sono protette.
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