
Ampiamente sotto i limiti di legge eppure il glifosato è presente in tracce in tre marche di spaghetti made in Italy: Barilla, De Cecco e Divella. La trasmissione consumerista A Bon Entendeur del canale svizzero-francese Rts ha analizzato 16 prodotti tra paste e cereali da prima colazione a caccia dell’erbicida più usato al mondo e sospettato di essere cancerogeno per la Iarc. In sei casi, pur in quantità ridotte, è stato rilevato un residuo di glifosato.
“Nessuno è al sicuro”
Nel numero scorso (acquista qui) abbiamo dimostrato come la presenza di questo pesticida non può tranquillizzare nessun cittadino: nell’urina di tutte e 14 ragazze incinte, tutte residenti a Roma quindi in una zona potenzialmente non esposta al pesticida, che si sono sottoposte volontariamente al nostro test è stata riscontrata la presenza di glifosato. Segno che “Nessuno è al sicuro” (il titolo della nostra copertina di giugno) visto che l’esposizione è ripetuta e arriva da diverse fonti, cibo in primis.
Cosa mettiamo nel piatto
Come dimostra il recente test della trasmissione tv A Bon Entendeur: su 16 prodotti analizzati ben sei sono risultati contaminati in tracce. Non essendoci un limite di legge per i prodotti finiti è stato preso in considerazione quello previsto per la materia prima, il grano, che secondo la normativa Ue non può contenere più di 10.000 ppb (parti per miliardo o 10 mg/kg) di glifosato. Le quantità riscontrate sono molto basse. Ve li presentiamo in ordine crescente per quantità riscontrata. Nel Müsli per la colazione Crownfield prodotto in Germania è stato riscontrato un residuo pari a 17 ppb; nelle penne rigate Barilla 30 ppb;

Esposizione multipla ed effetto cocktail
In sè tutti i prodotti analizzati sono sicuri e quindi commerciabili. Ma la presenza dei residui di glifosato è ovunque: arriva nel nostro corpo principalmente tramite il cibo. Nel maggio 2016 abbiamo analizzato 50 prodotti tra pasta, farina, biscotti, corn flakes e fette biscottate e in diversi casi abbiamo riscontrato concentrazioni simili a quelle del test svizzero: la pasta Divella, ad esempio, risultò al nostro laboratorio con una quantità di 33 ppb.












