Nonostante diverse autorità sanitarie a livello internazionale indichino le sigarette elettroniche come una delle strade efficaci di allontanamento dal tabagismo, in Italia la battaglia tra favorevoli e contrari è ancora in pieno corso, anche a livello politico. Tanto che al disegno di legge di conversione del Dl cosiddetto “Manovrina”, del 24 aprile, sono stati presentati emendamenti di carattere opposto in grado di condizionare in un verso o nell’altro lo sviluppo di questo mercato.
Uniecig, l’associazione che riunisce i venditori di sigarette elettroniche si dice molto preoccupata per gli emendamenti proposti da Alberto Giorgetti (Fi), Gianni Melilla, (Pd), Alberto Pagani (Pd) e Michele Mognato (Mdp) che puntano a stabilire il monopolio di vendita dei liquidi per le e-cig alle sole tabaccherie. “Sarebbe una strage per un mondo composto da migliaia di piccole attività specializzate – spiegano i produttori – circa 2.000 attività che chiuderebbero da un giorno all’altro, lasciando senza lavoro anche i distributori che con esse lavorano”.
“Dare il monopolio di vendita alle tabaccherie”
Dietro la richiesta di una stretta sulle vendite delle sigarette elettroniche potrebbero esserci gli interessi della lobby del tabacco, che si è accorta della crescita costante di questa fetta di mercato: si stima che almeno il 4% di italiani “svapi” periodicamente. Anche il Monopolio di Stato potrebbe essere interessato ad appoggiare questo tipo di cambiamento. I rapporti con i tabaccai sono più controllabili e consolidati da decenni di regole e meccanismi fiscali. La galassia della distribuzione e dei depositi di materiali per la sigaretta elettronica invece è in rapida e continua espansione, non tutti pagano le tasse, e i controlli sono più difficili. A questo si aggiunga che, rispetto alle sigarette tradizionali, quello delle e-cig è un mercato aperto: gli “svapatori” cercano il risparmio comprando i liquidi anche on line, dall’estero, o se li producono artigianalmente in casa.
Tasse alte e gettito basso
“Una delle ragioni principali è dovuta alla tassazione esagerata – spiega un produttore – che ha comportato un aumento dei prezzi di vendita al pubblico del 150% e all’ingrosso di oltre il 300% rispetto all’anno precedente, determinando: un completo blocco del mercato, perdita di concorrenza delle aziende italiane (circa il 70% di vendite in meno), sviamento della clientela verso modalità di approvvigionamento alternative in paesi dove non esiste una tassazione così alta”.
Il Decreto Legislativo 188/2014 ha infatti introdotto un’imposta di consumo per i “prodotti da inalazione senza combustione costituiti da sostanze liquide, contenenti o meno nicotina” poi fissata ad euro 0,393 il millilitro. La struttura dell’imposta presuppone un complesso procedimento di calcolo dell’equivalenza di consumo fra sigaretta tradizionale ed elettronica. Secondo i produttori, l’alta tassazione e la mancanza di controlli fiscali e sanitari sui prodotti ha comportato un mancato gettito fiscale: 5 milioni di euro nel 2016 rispetto agli 85 previsti. La lobby delle sigarette elettroniche appoggia gli emendamenti di Filippo Busin (Lega), Paolo Tancredi (Ap) e Prodani (gruppo misto), che chiede un’abbassamento della tassazione. La battaglia è aperta, la conversione in decreto dovrà avvenire entro il 26 giugno.
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