Ventitré milioni di euro per risolvere l’emergenza Pfas e altri 80 da utilizzare in un secondo momento per la stessa finalità : sono le somme che il ministero dell’Ambiente ha messo a disposizione del territorio per “realizzare rapidamente impianti tecnologicamente avanzati e nuove reti infrastrutturali per il conseguimento degli obiettivi di riduzione fino all’eliminazione degli Pfas dagli scarichi”.
La dimensione dell’inquinamento
Il fenomeno nel territorio veneto è costantemente monitorato. Gli ultimi dati, di cui Greenpeace è venuta in possesso, parlano di 130 mila cittadini che sono stati esposti ad acqua potabile che negli Stati Uniti non è considerata sicura per la salute umana a causa della presenza di Pfas (sostanze perfluoroalchiliche). Il numero sale a circa 200mila abitanti se questi valori vengono confrontati con i livelli di sicurezza svedesi. Acqua potabile che supera le soglie stabilite da questi paesi è arrivata, infatti, nelle case di tanti veneti almeno una volta nel corso del 2016. Sono i dati ufficiali del monitoraggio effettuato dalla Ulss della Regione Veneto. Ma sono solo gli ultimi in ordine di tempo. Nel 2016 è stato avviato un monitoraggio della Regione per capire la diffusione dell’inquinamento che trova le sue origini dalla lavorazione di pentole antiaderenti, Goretex e carta da forno che avveniva nella  fabbrica Miteni di Trissino.
Il Piano di sorveglianza
Il Piano di Sorveglianza sulla Popolazione Esposta alle sostanze Perfluoroalchiliche interesserà circa 85 mila persone e si basa sulla considerazione che la popolazione esposta ai Pfas possa presentare un maggior rischio di incorrere in malattie croniche, solitamente e principalmente determinate da quattro fattori di rischio: fumo, alcool, sedentarietà e sovrappeso. Ma tale popolazione ha avuto anche un’esposizione ad un quinto fattore di rischio, rappresentato dai Pfas, che secondo gli studi di letteratura può essere associato a modifiche del metabolismo glicidico e lipidico e pertanto predisporre a condizioni di rischio per le malattie croniche.
Anche gli alimenti sotto osservazione
E’ stato inoltre approvato il Piano di campionamento per il monitoraggio degli alimenti in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) in alcuni ambiti della Regione del Veneto. Obiettivo del piano è stimare il livello di contaminazione da Pfas nelle principali produzioni agro-zootecniche dell’area a rischio ed individuare i livelli di sicurezza di tali contaminanti negli alimenti. I risultati ottenuti dovranno essere correlati ai dati sui consumi alimentari della popolazione della zona a rischio, al fine di stimare l’esposizione per via alimentare (ivi compresa la fonte idrica).
L’intervento del ministero dell’Ambiente
In questa vicenda il dicastero guidato da Galletti non è stato a guardare. Come oggi stesso precisa una nota del ministero, questo ha deciso di intervenire decidendo di lasciare i 23 milioni di euro non spesi dal vecchio accordo a disposizione del territorio, a fronte di precise condizioni e nel rispetto dei tempi formalizzati nell’accordo. L’accordo e’ stato integrato per volontà del ministero con finalità e obiettivi specifici in materia di Pfas, per finalizzare nel modo migliore le risorse esistenti e le nuove disponibili. Si tratta di soldi a cui sarà garantito l’accesso solo dopo che la regione avrà completato la procedura di sottoscrizione dell’accordo di programma.
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Il ministero si e’ inoltre impegnato a reperire ulteriori risorse per circa 80 milioni di euro, a fronte di precisi interventi individuati, per realizzare rapidamente impianti tecnologicamente avanzati e nuove reti infrastrutturali per il conseguimento degli obiettivi di riduzione fino all’eliminazione degli Pfas dagli scarichi.