Ascoltare la musica ad alto volume costituisce reato. Rischia, dunque, una condanna penale il genitore che non impedisce al figlio adolescente di tenere il volume dello stereo troppo alto, tanto da disturbare tutto il condominio. È infatti necessario vigilare sul minore, anche se giudicato in un separato processo.
È quanto ha affermato la Corte di Cassazione che, con la sentenza 53102 del 15 dicembre 2016, ha respinto il ricorso di un papà condannato ai sensi dell’articolo 659 del codice penale per le intemperanze del figlio quasi maggiorenne. Nel motivare la conferma della decisione della Corte d’Appello di Roma, riporta in una nota Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti, la terza sezione penale del Palazzaccio ha chiarito che l’art. 40, comma 2, cod. pen. prevede che “non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo” e non può esservi dubbio che tra gli obblighi giuridici richiamati da tale norma debba ricomprendersi anche quello discendente dalla responsabilità genitoriale nei confronti dei figli minori, essendo i genitori “responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei figli minori…” secondo quanto previsto dall’articolo 2048 del codice civilie.
Se il rumore supera la soglia di “normale tollerabilità”, aggiunge D’Agata, si configura un illecito penale ed egli può agire dinanzi al giudice per ottenere non solo il risarcimento del danno ma anche una condanna penale e, se del caso, un provvedimento di urgenza per intimare al vicino di cessare la condotta lesiva della quiete e del riposo.