Con una crescita costante, anche in questa lunga crisi economica che sta attraversando l’Italia, il biologico può dirsi ormai una costante per l’alimentazione degli italiani, e non una semplice moda. Lo dimostrano gli ultimi dati presentati dal Sinab ad agosto e che Firab (Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica) ha elaborato in occasione del Salone del Bio in corso fino al 12 settembre a Bologna. Dopo un anno (il 2015) di crescita a due cifre (+20%), i primi sei mesi del 2016, a fronte di un calo dei consumi convenzionali pari a -1,2%, hanno già toccato, secondo i dati Ismea-Nielsen, incrementi del 21% del biologico confezionato venduto sui banchi della GDO. Il numero di famiglie acquirenti ha superato i 19 milioni e, tra questi, oltre 13 milioni li consumano almeno 1 volta alla settimana. Sempre nel 2015, in termini di Sau (superficie agricola utilizzata), sono stati convertiti al bio altri 104,1 mila ha (+7,5% rispetto all’anno precedente), di conseguenza il 12% della Sau complessiva italiana è bio. Il primato però va al Sud. Basti pensare che la Calabria detiene il 31% di Sau.
40% in export
In termini di aziende, poi, altre 4,5 mila aziende si sono aggiunte a quelle dell’anno scorso (+8,2%). L’Italia possiede circa 60mila operatori per circa 1,5 milioni di ettari di terreno e che il mercato del biologico vale 4,3 miliardi di euro, facendo del nostro paese uno dei protagonisti del settore a livello mondiale e in particolare a livello europeo. Se prendiamo come riferimento gli ultimi due decenni la crescita che si registra è a tre cifre: aziende cresciute del 247% e superficie coltivata del 347%. L’Italia, dunque, si conferma paese leader nelle esportazioni di prodotti biologici, subito dopo gli USA. L’export ha infatti toccato il 40% con un valore corrispondente pari a 1,650 miliardi di euro.
3 famiglie su 4 comprano bio
Interessanti anche i dati presentati sempre al Sana, contenuti nell’Osservatorio SANA-ICE 2016 “Tutti i numeri del Bio” promosso e finanziato da ICE in collaborazione con BolognaFiere e realizzato da Nomisma con il patrocinio di FederBio e AssoBio. Secondo l’osservatorio, la percentuale di famiglie italiane che negli ultimi 12 mesi hanno acquistato almeno una volta un prodotto alimentare biologico sale dal 69% del 2015 al 74% del 2016. Assieme al numero di famiglie acquirenti, cresce la spesa destinata al bio che rappresenta il 3,1% del totale della spesa alimentare (contro l’1,9 % di tre anni fa).
I canali d’acquisto
Il trend positivo ha interessato non solo la distribuzione specializzata e non, ma anche gli altri canali di distribuzione alternativi, come quelli della filiera corta, come evidenzia l’ultimo rapporto Bio Bank 2016. Spiccano, infatti, i siti di e-commerce di alimenti bio, i gruppi d’acquisto solidale e le attività di ristorazione con materie prime bio. Prevalente la presenza degli spacci per la vendita diretta presso le aziende agricole biologiche, a seguire quella degli agriturismi aperti da coltivatori bio e delle mense scolastiche che utilizzano materie prime biologiche.
Un boom che fa gola a molti
“Questa crescita da un lato ci riempie di soddisfazione – dice Vincenzo Vizioli, presidente di AIAB – ma dall’altro di preoccupazione. Il cambio è prima di tutto culturale. Tra le famiglie italiane si fa sempre più strada, infatti, una cultura che richiama ai valori di tutela della salute e dell’ambiente, e che va a braccetto con il modello produttivo che noi di Aiab difendiamo da anni. Allo stesso tempo però il biologico sempre più ricco fa gola a molti. E’ importante dunque che la politica assuma tutte le misure adeguate per proteggerlo da truffe e malaffare“
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