La notizia, pubblicata il 31 agosto da TestMagazine sulla proposta dell’europarlamentare Ncd Giovanni La Via di un’etichettatura “senza aflatossine” per i prodotti a base di mandorle italiani, continua a far discutere. Dopo la bocciatura della Ue arriva quella del professor Alberto Ritieni, vecchia conoscenza dei lettori del Test-Salvagente e tra i massimi esperti di micotossine in Italia. Ritieni che insegna Chimica degli Alimenti al dipartimento di Farmacia dell’Università di Napoli ci ha scritto questa sua opinione che volentieri pubblichiamo.
Mi permetto di intervenire riguardo la “guerra delle mandorle” perché da sempre mi sono interessato di micotossine e dei prodotti a rischio di contaminazione da queste sostanze cancerogene che possono arrivare sulle nostre tavole.
La proposta di un’etichettatura per la Mandorla di Avola come prodotto “senza aflatossine” è encomiabile dal punto di vista etico, di sicurezza e salutistico, ma dal punto di vista scientifico e pratico è complessa da realizzare. Queste tossine sono prodotte dalle cosiddette “muffe” dunque, non sono aggiunte dall’uomo né durante la produzione né per la conservazione degli alimenti. Di conseguenza, una loro caratteristica è quella di essere presenti in quantità anche in tracce in numerosi alimenti e quest’ultimi non sono per questo sono considerati tout court a rischio per la salute umana.
Il rischio zero? Non esiste
Ma perché in generale è impossibile commercializzare prodotti “senza aflatossine”? Perché analiticamente esiste il cosiddetto limite di rivelazione strumentale, che può sempre migliorare, ma che non potrà mai assicurare un valore quantitativo pari a “zero” di queste sostanze.
Un esempio immediato a chiarimento di quanto detto: se a occhio nudo un materasso potrebbe essere pulito e perfetto, con una lente di ingrandimento potremmo vedere gli acari e, se appare indenne alla lente posso utilizzare un microscopio e così via sino a raggiungere quello che la tecnologia al momento può assicurare come risoluzione analitica, ma mai avremo la certezza di valore zero.
La sicurezza non è negoziabile
Una soluzione percorribile è quella di controllare con più frequenza il rispetto dei limiti previsti per più prodotti commercializzati attraverso delle analisi fatte con strumenti più performanti e risolutivi; a questo aspetto più che altro tecnico vanno aggiunti degli approcci agrotecnici e tecnologici che riducano il più possibile il pericolo derivante dalle micotossine e il conseguente rischio collegato alla loro ingestione specie nelle popolazione più indifese come i bambini, i ragazzi, gli anziani etc..
La sicurezza degli alimenti e i rischi per la salute dei consumatori non è mai negoziabile neanche davanti a costi analitici e strumentali più elevati. L’etichettatura è fra i migliori strumenti di comunicazione, ma deve basarsi su dati ed evidenze scientifiche a supporto di quanto dichiarato e non basandosi su soli aspetti culturali, storici o commerciali.
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