È passato poco meno di un anno da quando Paolo Clemente, bracciante 49enne morì stroncata da un infarto durante il lavoro. La morte di una lavoratrice italiana colpì l’opinione pubblica più di quella dei migranti sfruttati nei terreni del Sud Italia, soprattutto, e avviò finalmente un dibattito pubblico ampio sul tema del caporalato e dello sfruttamento del lavoro nei campi. A poco più di due settimane dal 1° anniversario della morte di Paola, il Senato italiano approva il Disegno di legge per il contrasto al caporalato fortemente voluto dai sindacati. “È una legge cruciale – ha affermato il Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina – per sradicare una piaga inaccettabile come il caporalato. Con l’approvazione di oggi in Senato del disegno di legge avanziamo in questa battaglia che non è solo di civiltà, ma di giustizia. Ora mi auguro che la Camera faccia presto e renda definitivo il provvedimento”. Martina aggiunge: “Negli ultimi dodici mesi abbiamo alzato il livello di risposta dello Stato contro i caporali. I controlli sono aumentati del 59% in un anno, sono operative task force nei territori a rischio dove le ispezioni vengono portate avanti da ispettori del Lavoro insieme a Carabinieri e Corpo forestale. Nelle prefetture abbiamo creato specifiche cabine di regia che con la collaborazione del terzo settore stanno gestendo azioni di accoglienza e assistenza ai lavoratori immigrati. C’è tanto da fare, ma da parte nostra la determinazione è massima”. Le novità che verranno introdotte dal Ddl, se verrà approvato dalla Camera, si riversano soprattutto sul versante repressivo.
Confisca e responsabilità del datore di lavoro
Anche in questo campo, così come avviene con le organizzazioni criminali mafiose, viene attivata la confisca dei beni, inoltre per il caporalato varrà l’arresto in flagranza, e l’estensione della responsabilità degli enti. Nella versione finale approvata è stato eliminato il passaggio in cui si diceva necessaria la violenza come elemento per individuare la responsabilità, aspetto che rischiava di rendere più complessa l’applicazione effettiva della norma. La nuova legge prevede anche la responsabilità del datore di lavoro, il controllo giudiziario sull’azienda che consentirà di non interrompere l’attività agricola e la semplificazione degli indici di sfruttamento. Il coinvolgimento nell’aspetto penale del datore di lavoro è importante perché arrestare solo il caporale, che per sua natura è un intermediario, senza occuparsi della persona per cui lavora, era un’evidente controsenso.
Vittime indennizzate
Si estendemmo le finalità del Fondo antitratta anche alle vittime del delitto di caporalato, considerata la omogeneità dell’offesa e la frequenza dei casi registrati in cui la vittima di tratta è anche vittima di sfruttamento del lavoro. La speranze è che, così come successo in passato per chi denunciava lo sfruttamento, l’assistenza ai lavoratori schiavizzati nei campi non sia annullata dalla mancanza di trasferimento dei fondi necessari.
Rete del lavoro agricolo
Viene rafforzata la operatività della Rete del lavoro agricolo di qualità, creata nel 2014 con il provvedimento Campolibero e attiva dal 1 settembre 2015. La rete, lanciata con grande clamore, a distanza di quasi un anno non è decollata. Le aziende aderenti si fermano a poche centinaia, una goccia nel mare del settore agricolo italiano. In Ddl cerca di correre ai ripari estendendo l’ambito dei soggetti che possono aderire alla rete, includendovi gli sportelli unici per l’immigrazione, le istituzioni locali, i centri per l’impiego, i soggetti abilitati al trasporto dei lavoratori agricoli e gli enti bilaterali costituiti dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori in agricoltura. Allo stesso tempo si stabilisce l’estensione dell’ambito delle funzioni svolte dalla cabina di regia della rete stessa, che è presieduta dall’Inps e composta da rappresentanti di sindacati, organizzazioni agricole e Istituzioni. La campagna Filiera Sporca commenta così la notizia dell’approvazione del Ddl contro il caporalato in Senato: “Sappiamo che il caporalato è solo una parte delle questioni che girano attorno allo sfruttamento del lavoro nei campi, che verrà eradicato solo quando l’intera filiera sarà pulita e trasparente. Oggi, intanto, è stato fatto un passo importante“.