Fino a pochi anni fa era il dolcificante più naturale e tranquillo, tanto che chi lo usava non mancava mai di segnalarlo in evidenza in etichetta. Da qualche tempo a questa parte, invece, è diventato la bestia nera dei genitori informati: l’ingrediente da mettere all’indice, al pari dell’olio di palma. Tanto che molte aziende stanno rapidamente facendo marcia indietro e lo stanno togliendo, soprattutto dalle bevande destinate ai bambini.
Parliamo del fruttosio accusato da molti studi di effetti negativi maggiori di quello dello zucchero sulla salute. L’ipotesi è che si tratti di un fattore chiave per il diabete di tipo 2; e porti a un aumento di peso maggiore rispetto al glucosio.
E in molti hanno invitato i consumatori a mangiare frutta e a non bere succhi di frutta con zuccheri aggiunti, tra cui proprio il fruttosio aggiunto e privi della fibra necessaria per “tamponare” il dolcificante naturale. Già il Test nell’intervista all’oncologa Debora Rasio a proposito dell’alimentazione dei bambini aveva messo in luce i rischi dell’abuso di questo dolcificante.
Eppure solo nel 2013 l’Efsa aveva autorizzato l’indicazione sulla salute passata nel diritto comunitario: “Il consumo di alimenti contenenti fruttosio porta ad una minore aumento di glucosio nel sangue rispetto agli alimenti che contengono saccarosio o glucosio”. Una dicitura permessa ai prodotti in cui almeno il 30% di saccarosio o glucosio è stato sostituito con il fruttosio.