Annullato perché illegittimo. Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato dal patronato Inca del sindacato Cgil che chiedeva di cancellare il contributo per il rilascio o il rinnovo del permesso introdotto 5 anni fa con il decreto ministeriale 6 ottobre 2011: un balzello da 80 a 200 euro all’anno che gravava su milioni di persone immigrate in Italia. Soldi che non sono mai serviti per migliorare la gestione dei permessi di soggiorno – come era auspicabile – ma per finanziare i rimpatri e la tutela dell’ ordine pubblico.
Nella decisione del tribunale amministrativo ha pesato il pronunciamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che a settembre del 2015 aveva definito la tassa sui permessi di soggiorno “sproporzionata e in ostacolo ai diritti dei cittadini stranieri”.
Cosa ne sarà dei soldi versati in questi anni? A porre la domanda dalle pagine web del sito stranieriinitalia.it è Vittorio Angiolini, docente di diritto costituzionale alla Statale di Milano nonché uno degli avvocati che ha curato davanti al Tar e alla Corte di Giustizia Europea il ricorso di Inca e Cgil. “Lo Stato dovrebbe restituirli tutti. Chi ha pagato a causa di una legge illegittima ha diritto a essere rimborsato e risarcito. Il governo probabilmente confida nel fatto che non tutti faranno causa per far valere questo diritto, perché fare causa ha dei costi” conclude il professore.