Nel 205o l’antibiotico resistenza ucciderà più persone del cancro. Un ritorno al Medioevo che ad oggi appare inevitabile e che non possiamo permetterci. A lanciare l’allarme il rapporto inglese “Review on Antimicrobial Resistance“: voluto dal premier Cameron è l’ultimo, in ordine di tempo, a porre l’attenzione sul fenomeno e a chiedere che la lotta contro la resistenza agli antibiotici diventi la priorità per tutti i governi.
I dati
Lo studio inglese ha preso le mosse nel 2014: da allora sono morte più di un milione di persone a causa di infezione correlate alla resistenza agli antibiotici. Un numero destinato tristemente ad aumentare nel 2050 quando – secondo le stime dell’autore della ricerca l’economista Jom O’Neill – si potrebbe arrivare a 10 milioni di vittime all’anno, più del cancro; una ecatombe che costerebbe all’economia mondiale 100mila miliardi. I decessi – scrive O’Neill – aumenteranno, soprattutto in Asia e in Africa, ma anche nei Paesi occidentali. Secondo le stime ci potrebbero essere 390 mila decessi l’anno in Europa.
In Italia?
Tra l’altro il nostro Paese ha una pessima reputazione in tema di resistenza a quasi tutti gli antibiotici. In Italia, le infezioni correlate all’assistenza intra-ospedaliera colpiscono ogni anno circa 284.000 pazienti (dal 7% al 10% dei pazienti ricoverati) causando circa 4.500-7.000 decessi. Le più comuni infezioni sono polmonite (24%) e infezioni del tratto urinario (21%).
Le cause
Uso improprio degli antibiotici da parte dei pazienti; massiccio impiego di medicinali negli allevamenti animali e scarso interesse delle aziende a investire nella ricerca di nuove formule. L’antibiotico resistenza ha una molteplicità di cause e per arginare il fenomeno è necessario che ciascuno faccia la sua parte. Innanzitutto, l’Organizzazione mondiale della sanità ha ribadito più volte l’importanza di una corretta formazione agli operatori sanitari e dell’informazione alla popolazione generale per orientare correttamente le abitudini di utilizzo degli antibiotici. Ai cittadini, invece, l’Oms suggerisce di utilizzare gli antibiotici solo se prescritti da un medico, effettuare la terapia completa e non interromperla come spesso succede ed evitare la somministrazione di più antibiotici in periodi ravvicinati.
Incentivi alle aziende farmaceutiche che scoprono nuove formule
Nuove tipologie di antibiotici sono oggi assolutamente necessarie, ed è compito delle istituzioni promuovere la ricerca in questo senso. O’Neill propone di premiare le aziende che scoprono nuovi antibiotici con un miliardo di dollari.
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E negli allevamenti?
Nel nostro Paese – sottolinea Ciwf (Compassion in world farming) in una nota – a dispetto della decantata qualità del made in Italy, l’uso di antibiotici negli allevamenti è fra i più alti in Europa. Il 71% dei medicinali di questo tipo venduti nel nostro paese è destinato agli animali e per produrre un chilo di carne, in Italia utilizziamo 3 volte la quantità di antibiotici utilizzati in Francia e 5 volte quelli impiegati in Gran Bretagna. E’ provato che l’uso eccessivo di questi farmaci negli allevamenti intensivi crea resistenza e, conseguentemente, batteri resistenti che si sviluppano negli animali possono contagiare anche gli uomini provocando patologie anche gravi. Per questo motivo l’organizzazione ha lanciato una petizione rivolta al ministro della salute Beatrice Lorenzin per chiedere un piano obbligatorio per il monitoraggio e la riduzione dell’uso degli antibiotici negli allevamenti.