Dietro il parere congiunto del gruppo di esperti della Fao e dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Jmpr), che “scagionerebbe” il glifosato dal rischio per la salute umano, si cela un enorme conflitto d’interesse. Alcuni dei firmatari del rapporto presentato a soli due giorni dalla votazione della Commissione sulla ri-autorizzazione all’utilizzo, sono legati all’Ilsi, considerata una delle maggiori lobby agroalimentare a livello mondiale, dentro cui sono in atto tentativi di scalata tra multinazionali del settore.
Ilsi, la lobby di Monsanto, Nestlé e Coca cola
A denunciare il profilo ambiguo di Alan Boobis e Angelo Moretto, è stata Greenpeace, che con una nota ha dichiarato che entrambi “hanno legami con l’Istituto Life Sciences International (Ilsi). Ilsi Europa riceve la maggior parte dei suoi finanziamenti di esercizio e di ricerca da aziende private, inclusi i produttori di glifosato Dow e Monsanto. E l’Istituto di Salute e Scienze Ambientali dell’Ilsi, (Hesi) è finanziata principalmente da aziende private, tra cui, anche qui, i produttori di glifosato Dow, Monsanto e Syngenta“. Tra i membri dell’Ilsi ci sono altri big mondiali come Nestlé, Coca cola, Exxon, Pepsi, Pfizer, McDonald, Novartis, Procter & Gamble.
Il panel di esperti che lavorano anche con l’Ilsi
Nello specifico, Alan Boobis  è e il vicepresidente della Ilsi Europa, e allo stesso tempo è il co-presidente del progetto Risk21 gestito dall’Hesi. Secondo Greenpeace, “Boobis è stato un membro attivo di Ilsi nel corso di molti anni e anche agito come consulente per aziende come Sumitomo Chemical”. Angelo Moretto, invece, è un membro del team direttivo del progetto Risk21, ed è membro del consiglio di fondazione Hesi. Moretto si sarebbe dimesso da un panel sui pesticidi di esperti scientifici dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, per non aver dichiarato un interesse finanziario relativo alla valutazione delle sostanze chimiche. Un altro membro che fa parte del panel di esperti del Jmpr è Aldert Piersma , scienziato senior presso l’Istituto Nazionale per la salute pubblica e l’ambiente nei Paesi Bassi e consulente per progetti di Salute e Scienze Ambientali Istituto di Ilsi .
Le “porte girevoli” dei controllori
Non è la prima volta che l’Ilsi finisce al centro delle polemiche per le sue relazioni con dirigenti di enti la cui missione è garantire la sicurezza alimentare e sanitaria degli europei: Nel 2010 l’allora eurodeputato verde José Bové denuncio la doppia vita di Diana Bánáti, presidente del consiglio d’amministrazione dell’Efsa e contemporaneamente membro del cda dell’Ilsi. Nonostante le proteste, soltanto un anno dopo Bánáti si dimise dall’Ente europeo, rimanendo però tra gli stipendiati della lobby. nello stesso periodo, un altro membro del cda dell’Efsa, Milan Kovac, si trovo nello stesso conflitto d’interessi, dato che l’ilsi veniva descritta come un’organizzazione che “rappresenta gli interessi della catena alimentare, diversi dagli interessi pubblici”.  La pratica, detta delle “porte girevoli”, è molto comune in Europa tra i tecnici che passano dalle aziende controllate agli enti controllori, per poi tornare alle prime con grande disinvoltura, lasciando seri dubbi sulla capacità di giudicare con autonomia i casi delicati che gli si presentano. Già nel 2006, l’Oms avrebbe impedito all’Ilsi di prendere parte ad attività  legate all'”impostazione degli standard microbiologici o chimici per cibo e acqua”.
Il parere dimentica l’effetto cocktail
Il parere di Fao e Oms, secondo cui “È improbabile che l’assunzione di glifosato attraverso la dieta sia cancerogena per l’uomo” contraddice la valutazione precedente data dalla stessa Oms, che solo poche settimane fa aveva avvertito sulla probabile cancerogenicità della stessa sostanza, trovata dal Test Salvagente in tanti prodotti alimentari e acque presenti in Italia. Federica Ferrario, responsabile della campagna Ogm di Greenpeace Italia, dichiara: ” Il fatto che il parere della Fao arrivi a poche ore dal voto in Commissione non sembra casuale. Oltretutto gli esperti in questione si sono pronunciati solo sugli effetti relativi alla dieta, cioè al glifosato ingerito mangiando, mentre non fa nessun riferimento all’effetto combinato con l’assunzione tramite contaminazione ambientale, o gli effetti sulla fauna”. Come raccontato dal Test Salvagente, infatti, il glifosato è in grado di contaminare le falde acquifere, e recentemente un test su 40 eurodeputati ha dimostrato come le tracce siano presenti anche nelle urine. Eppure, la Fao scagiona l’erbicida senza far riferimento all'”effetto cocktail” dovuto ad assunzioni da più fonti. “Allo stesso modo, nel parere non si fa riferimento a documenti e analisi consultabili, per cui al momento abbiamo a disposizione solo una dichiarazione” aggiunge Ferrario.
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La trattativa Monsanto-Bayer
A gettare un’ombra ancora più inquietante sulla faccenda c’è un altra storia che è finita sui giornali negli scorsi giorni. La Bayer, multinazionale tedesca di biotech, sarebbe pronta ad acquisire la Monsanto, tra i maggiori produttori del glifosato, con un’offerta di 40 miliardi di dollari. La manovra creerebbe il leader mondiale di sementi Ogm e annessi, e avviene in un momento delicati in cui tutti i colossi del biotech si stanno muovendo per creare accorpamenti, in modo da contrastare la crisi del settore. Se la Commissione Europea col voto di domani e dopodomani voterà a favore dell’estensione della licenza per utilizzare il glifosato in Ue per nove anni o più, farà senz’altro un grande favore alle due multinazionali, entrambe membre dell’Ilsi. La stessa Ilsi di cui – come detto sopra – fanno parte tre componenti del gruppo di esperti di Fao e Oms che ha gettato acqua sul fuoco del pesticida potenzialmente cancerogeno.