Un sistema di tracciabilità forte per tutti i prodotti ittici venduti nei ristoranti e nei negozi europei, per prevenire casi di etichettatura non veritiera. E’ quanto chiedono gli eurodeputati in una risoluzione approvata nelle scorse settimane in cui invitano la Commissione europea a sfruttare il potenziale del codice a barra con il Dna per contribuire a identificare le specie.
Un recente test condotto dall’associazione Oceana aveva scoperto che a Bruxelles un pesce su tre tra quelli serviti in sushi bar e ristoranti della città, nonché nelle mense delle istituzioni europee, non è quello ordinato. Il più “falsificato” è il tonno rosso (nel 95% dei casi è rimpiazzato da specie tropicali meno costose), poi merluzzo (13%, sostituito da altre specie) e sogliola (11%, sostituito con il più economico pangasio).
Secondo il Parlamento Ue la creazione di un sistema di etichettatura europeo dovrebbe assicurare la trasparenza e la credibilità del processo di certificazione e fornire informazioni comprensibili, verificabili e precise: per ottenere questo risultato la soluzione potrebbe essere quella di sfruttare il potenziale delle analisi del dna. Su questa strada lavora già da tempo l’Università di Siena, dove presso il dipartimento Scienze della Vita è stato messo a punto un sistema di monitoraggio “Dna Barcoding” in grado di identificare la specie attraverso l’esame genetico del pesce e quindi contrastare i “taroccamenti”.