Sull’olio di palma, dopo le ultime rivelazioni dell’Efsa sulla tossicità , le dichiarazioni del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, le acque sono decisamente agitate. Tanto che grandi aziende come la Coop hanno deciso di escludere questo grasso dai propri prodotti a marchio. Quello che era riuscito solo in parte alla petizione de il Fatto alimentare (firmata da oltre 170mila italiani), che aveva spinto alcune aziende italiane a sostituire il palma con altri grassi, ora sembrerebbe inevitabile dopo le scoperte scientifiche dell’Authority europea. Dopo molti mesi, insomma, è davvero finita la guerra tra industrie e consumatori contrari al palma?
Il Test-Salvagente dedica il suo prossimo numero (in edicola il 24 maggio) proprio a un lungo speciale sulla questione 3-Mcpd, la sostanza sospetta di essere un cancerogeno per l’uomo che si forma negli oli sottoposti a rafinazione ad alta temperatura. Con un test che è andato a cercarla nei principali grassi vegetali in commercio. Ma già oggi possiamo anticipare che, al contrario di quanto pensano in molti, l’industria italiana non sembra orientata verso l’abbandono di questo grasso.
Lo spiega al Test-Salvagente Mario Piccialuti, direttore di Aidepi, l’Associazione delle industrie della pasta e del dolce.
Dottor Piccialuti, Aidepi ha dichiarato che si impegna a fare tutte le scelte necessarie per la massima tutela della salute del consumatore. Questo significa, che escluderete l’olio di palma dalle formulazione dei vostri prodotti?
Abbiamo seguito come sempre con la massima attenzione la diffusione del parere dell’Efsa sulla presenza dei contaminanti 3-MCPD e GE in molti alimenti, inclusi alcuni prodotti da forno e ci impegnano fin da ora a fare, nel più breve tempo possibile, tutte le scelte necessarie per la massima tutela della salute del consumatore in base alle indicazioni che la Commissione e gli altri enti preposti, daranno in merito.
Questo però non significa la sostituzione automatica dell’olio di palma nei prodotti dolciari, anche perché l’Efsa non ha dichiarato che l’olio di palma in sé è cancerogeno o tossico, bensì che in alcuni procedimenti di pulitura e di estrazione in cui si arriva ad alte temperature (oltre 200°C) si possono sviluppare delle sostanze nocive per la salute.
In tal senso molti prodotti dolciari utilizzano l’olio di palma e molti invece non lo utilizzano, per chi lo utilizza è proprio sul sistema di raffinazione che l’attenzione delle aziende dovrà concentrarsi, perché non è scontato che passare ad altri grassi vegetali sia in questo senso risolutivo.
Come procederete?
Ogni indicazione dell’EFSA è comunque per noi un riferimento imprescindibile, anche rispetto alle nostre strategie aziendali e associative, e quindi non mancheremo di intraprendere i percorsi necessari per onorare il patto di fiducia che da sempre abbiamo con i nostri consumatori.
Con questo obiettivo ci siamo già messi in contatto con il Ministero della Salute per valutare insieme come procedere dando la nostra massima disponibilità e collaborazione.
AIDEPI rappresenta aziende e imprenditori che si sono sempre distinti per responsabilità sociale, avviando spesso percorsi a tutela della salute pubblica prima ancora che si trasformassero in obblighi di legge e anche questa volta faremo la nostra parte.
Unaprol chiede un confronto serio con le aziende della pasta e del dolce italiani per orientare le loro scelte aziendali verso l’impiego di olio extravergine di oliva. Ritenete che si tratti di un percorso sostenibile?
Scegliere un tipo di olio piuttosto che un altro è una competenza e una scelta di ogni singola azienda e in questo senso Aidepi lascia ovviamente le proprie associate libere di muoversi come ritengono più opportuno ed anzi esprime soddisfazione se le proprie aziende riescono a stringere degli accordi di filiera come già accade in alcuni casi.
Palma a parte, da quanto risulta anche dalle analisi che ha commissionato il nostro giornale, anche tra gli oli di semi esistono famiglie di prodotti con tenori medio-alti di mcpd e tipi di semi che garantiscono basse presenze. Le industrie associate stanno valutando anche queste differenze nel decidere eventuali sostituti?
Come già accennato devono essere fatte a monte una serie di verifiche, su quali oli siano coinvolti in questa tematica, sui procedimenti di raffinazione, delle indicazioni dell’Efsa e sulla base dei riferimenti normativi che la Commissione vorrà eventualmente fissare. In tal senso le aziende stanno facendo tutti i necessari approfondimenti anche in attesa delle suddette indicazioni chiare, definite e trasversali che Commissione Europea potrà dare. La sostituzione di un olio con un altro non è semplice da molti punti di vista, sia strutturale perché il prodotto potrebbe cambiare consistenza, sia dal punto di vista organolettico e perché ogni ingrediente apporta o copre un sapore. Non ultimo, si deve considerare il problema della disponibilità sul mercato e la sostenibilità delle materie prime alternative e quindi saranno le singole aziende a valutare l’opportunità di sostituire o meno l’olio di palma.