Non solo pesticidi e Ogm, i nodi critici della negoziazione segreta sul Ttip tra Europa e Usa abbracciano un ampio raggio di questioni fondamentali per la vita dei cittadini europei. I leaks (documenti ottenuti tramite “talpe” e resi pubblici) diffusi da Greenpeace raccontano di trattative per un accordo al ribasso sulla sicurezza alimentare, sui cosmetici, sui combustibili, e non solo.
L’ombra delle lobby
La preoccupazione delle associazioni che formano le reti Stop Ttip, secondo cui i termini del trattato commerciale transatlantico rischiano di essere dettati dagli interessi delle lobby multinazionali, sembrano trovare una conferma nei capitoli del negoziato resi pubblici. Tra le proposte degli Stati Uniti, infatti, c’è quella di includere l’obbligo per l’Ue a informare le industrie di eventuali normative previste in anticipo, e permettere il loro stesso ingresso nei processi di regolamentazione dell’Ue in qualità di “imprese europee”. Quanto alle aziende americane, potrebbero influenzare il contenuto delle leggi comunitarie in diverse fasi della regolamentazione, grazie alla proposta di istituzione di una miriade di lavoro tecnici.
Il codex alimentarius, accordo al ribasso
Le dispute sui residui dei pesticidi e sulla sicurezza alimentare, invece, sarebbero affidate sul “Codex alimentarius” della Fao. Ma secondo Greenpeace, nel Codex alimentarius le regole sull’influenza delle corporation hanno le maglie troppo larghe, tanto da permettere a dipendenti di multinazionali come Basf, Nestlè e Coca cola, di prendere posto tra le delegazioni nazionali. Circa il 44% delle decisioni sui residui di pesticidi adottate nel Codex sono state meno rigorose di quelle dell’Unione Europea. “Oltretutto – aggiunge Monica Di Sisto, portavoce della campagna StopTtip Italia – già il Codex è un sistema abbastanza lasco per quanto riguarda la sicurezza alimentare, in più si sta tentando di aggiungere nel Ttip una serie di eccezioni che lo rendano ancora più debole
Sull’ambiente, gli Usa passano prima dai big della chimica
La Commissione europea ha anche promesso di salvaguardare le leggi ambientali, difendere gli standard internazionali e proteggere il diritto dell’Ue di impostare elevati parametri in questo senso in futuro. Ma i leaks di Greenpeace dimostrano come anche in questo settore i tentativi da parte delle compagnie attive nel settore dei combustibili fossili di condizionare l’accordo finale sono tutt’altro che marginali. Come i negoziatori europei affermano nel documento, quando scrivono che “gli Stati Uniti hanno detto di doversi consultare con la loro industria chimica su come posizionarsi” su questioni di accesso al mercato per i prodotti non agricoli.”.
Gli americani vogliono il Chianti a stelle e strisce
Le 300 pagine riservate diffuse da Greenpeace rivelano anche alcuni punti su cui le posizioni dei due negoziatori risultano inconciliabili. “Le discussioni sui cosmetici rimangono molto difficile e il campo di applicazione di obiettivi comuni piuttosto limitati”, riporta una nota interna dai negoziatori commerciali dell’Ue, come riportato dal giornale inglese The Guardian. La pietra d’ostacolo per un accordo è il divieto europeo sulla sperimentazione animale. Riguardo al vino, invece l’Ue sta spingendo per includere nel Ttip regole stabilite da accordi bilaterali già esistenti, che impediscano ai produttori Usa di usare 17 denominazioni vinicole comunitarie (le cosiddetti “semi-generiche”), tra cui il Chianti, il Marsala e lo Champagne, che invece gli americani vorrebbero utilizzare.
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