“Non bisogna esagerare con l’allarmismo sul virus Zika, la probabilità che si diffonda da noi è bassissima. Ci sono ben altri problemi di salute che ci riguardano da vicino”. Non ha dubbi nel ridimensionare “l’allarme” per l’infezione tropicale che sta mettendo paura al mondo Massimo Andreoni, professore Ordinario di malattie Infettive della facoltà di Medicina e Chirurgia Università di Roma Tor Vergata e past president della Simit, la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali.
“È in corso un’epidemia importante nel Sud America, dove questa malattia è endemica cioè sempre presente, ma in questo momento circola in maniera molto ampia rispetto ad altri anni, come accade periodicamente per tante malattie. Per quanto riguarda l’Italia, i pochissimi casi riscontrati sono solo d’importazione”.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) si prepara però a classificare l’epidemia come “un’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale”, ma questo sottolinea Andreoni, “è un dovere istituzionale, equivale a segnalare che sta accadendo un fenomeno in un determinato paese, mentre spesso viene amplificato nella traduzione comune”.
Per gli adulti poco più di un’influenza
Accompagnata in alcuni casi da febbre, cefalee, eruzioni cutanee, prosegue Andreoni, “Zika è nulla di più di una leggera influenza che, tra l’altro, non sempre si presenta con sintomi. Il rischio è solo per donne incinta, alle quale possiamo semplicemente dire: evitate di andare nei paesi a rischio”.
Malattia della povertà, simile ad altre malattie tropicali trascurate, come la dengue e chikungunya, Zika è stata isolata la prima volta nell’uomo nel 1968, mentre risale al 2007 in Asia la prima epidemia nota. Sconosciuta fino a pochi mesi fa ha cominciato ha diffondersi nell’emisfero occidentale lo scorso maggio, quando un focolaio si è verificato in Brasile, paese molto popolato e dove dunque si è velocemente diffusa. “Zika non è una novità, la novità è che c’è una presunta correlazione con la microcefalia, ovvero un incompleto sviluppo del cervello del neonato, che ha spesso conseguenze durante la crescita”. Nel solo stato di Pernambuco, particolarmente colpito da Zika, sono stati riportati 3500 casi di microcefalia a fronte dei circa 150 annui riportati in Brasile normalmente.
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Rischio bassissimo in Italia
Presente in Africa, nelle Americhe, in Asia meridionale e nel Pacifico, il virus, secondo l’Oms si “sta diffondendo in modo esplosivo” e almeno 3-4 milioni di contagi sono previsti entro fine 2016. Tuttavia non pone lo stesso problema di sicurezza rispetto ad Ebola, che era caratterizzato da sintomi violenti, rapida e incontrollabile diffusione e alta mortalità.
Il contagio infatti “non avviene uomo-uomo ma tramite puntura di zanzara aedes, della stessa famiglia della zanzara tigre e già responsabile della diffusione di dengue e febbre gialla”, che non può volare oltre i 400 metri. Il “rischio che si diffonda da noi – sottolinea Andreoni – è teoricamente possibile ma la probabilità è bassissima. Si dovrebbe verificare il caso che una zanzara che ha punto una persona malata, riesca ad arrivare fin qui a bordo di un aereo e punga successivamente una sana. Ma non è stagione di zanzare. Potrebbero al massimo in estate verificarsi isolate microepidemie. L’allarme creato è illogico”.
Ma la malaria è più pericolosa
Il problema di salute, per l’esperto, non è Zika ma “i quasi due milioni di persone che muoiono di malaria ogni anno nel mondo. Così come le 7.000 persone che in Italia muoiono per infezioni contratte in ospedale in un contesto di disorganizzazione che ci vede maglia nera in Europa. Che dire poi della alta diffusione di HIV tra i giovanissimi, che credono che il problema non esista più perché se ne parla sempre meno?”
I consigli del ministero
La lista dei paesi in cui il virus Zika è in circolazione è aggiornata sul sito web dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie degli Stati Uniti (www.cdc.gov). Come misura precauzionale, alcuni governi hanno fornito raccomandazioni ai viaggiatori. Ad esempio il ministero della Salute (www.salute.gov.it) consiglia “a donne in gravidanza e a quelle che stanno cercando una gravidanza, il differimento di viaggi non essenziali verso tali aree”. Stessa cosa ai soggetti affetti da malattie del sistema immunitario o con gravi patologie croniche. Ma precauzioni andrebbero prese anche se si è in età fertile e non si ha intenzione di rimanere incinta perché molte gravidanze sono non intenzionali, quindi meglio intraprendere il viaggio solo se si usano sistemi contraccettivi. Chi torna da paesi a rischio contagio inoltre deve astenersi da donare sangue per 28 giorni.