La toppa rischia di essere più piccola del buco e la Camera prende più tempo, fino al 31 gennaio 2016, per esprimere un parere sul decreto legislativo del governo che rischia di depenalizzare il reato di contraffazione dell’olio made in Italy. Le rassicurazioni dei ministri delle Politiche agricole e della Giustizia su una riscrittura dell’articolo 4 dello schema di decreto legislativo sul del regolamento Ue 29/2012 che modifica le sanzioni sull’olio di oliva, sembrano non aver convinto del tutto le commissioni Giustizia e Agricoltura della Camera, che hanno cominciato ad analizzare il testo e chiesto una proroga al 31 gennaio 2016 per valutare meglio il provvedimento.
“Il governo spieghi”
Le commissioni competenti avranno così il tempo per convocare in audizione il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina e il Guardasigilli Andrea Orlando e approfondire gli effetti della norma che, per quanto il governo si è affrettato a smentire, sembra portare a una depenalizzazione del reato di contraffazione dell’origine italiana dell’olio. Spetterà dunque al governo dimostrare che la nuova normativa non esclude le indagini penali su chi ad esempio etichetta come “100% italiano” un extravergine che in realtà proviene dall’estero.
Ermete Realacci (Pd), presidente della commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera è stato molto chiaro: “Sarebbe un grave errore indebolire la lotta contro la contraffazione dell’olio extravergine di oliva italiano e depenalizzare questo reato”.
Una depenalizzazione di fatto
Spiega in un lungo e documentato intervento Alberto Grimelli direttore di Teatronaturale.it : “Le fallaci indicazioni sull’origine in etichetta sono punibili penalmente dal 2003. Con il decreto legislativo alle Camere, il ministero delle Politiche agricole, però, vorrebbe introdurre una sanzione amministrativa per lo stesso illecito. Scatterebbe così la legge depenalizzazione del 1981 che prevede che tra penale e disposizione speciale vada applicata quest’ultima. Quindi l’introduzione di una sanzione amministrativa depenalizzerebbe, di fatto, il reato di fallace indicazione del made in Italy”. E non possiamo che condividere il suo appello: “Speriamo in un esame approfondito delle competenti commissioni parlamentari, senza fretta e senza lasciare spazi di ambiguità in cui si possono intruffolare agevolmente gli avvocati di frodatori e truffatori”.