Ridurre il mercato illegale, la spesa per la repressione e i danni per la salute. Su questi presupposti si fondano i dieci articoli del disegno di legge n. C. 3328. Del ddl, calendarizzato a dicembre nell’agenda di Montecitorio e già da oggi all’esame della Commissione Giustizia, il Test-Salvagente parla oggi alle 17 in un dibattito al Senato, alla presenza di Riccardo Iacon, conduttore di Presadiretta, dei senatori firmatari del ddl Luigi Manconi e Benedetto Della Vedova.
Una proposta che divide ma che conta un folto intergruppo parlamentare: 220 firmatari alla Camera e 70 in Senato. Con questi numeri, si sbilancia Della Vedova, “i presupposti per la sua approvazione sono eccellenti”.
Della Vedova: “Inutile ripetere sempre gli stessi errori”
“L’unico beneficio rivendicato dai sostenitori del proibizionismo è stroncare il traffico e contenere o azzerare il consumo”, ci dice Della Vedova. “Ma come mi ha detto Mujica citando Einstein: ‘È inutile continuare a fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi’. È inutile continuare a proibire aspettandosi che questo stronchi la criminalità e il consumo”. Del resto, continua Della Vedova, “è un consumo di massa che non produce disastri sociali al pari di altri sostanze”. Legalizzare significa offrire garanzie su ciò che si consuma, perché consente di avere un controllo sanitario che verrà affidato all’Istituto superiore di sanità e assicurare la corretta informazione ai consumatori. Produzione, vendita e consumo sono i tre passaggi decisivi del nuovo mercato legale.
Via libera ad autoproduzione e commercio
Per la produzione, la legge prevede tre modalità: autoproduzione per autoconsumo individuale, fino a un massimo di 5 piante di cannabis; autoproduzione di gruppo (i cosiddetti “Cannabis social club”), dove si possono associare fino a 50 persone; infine, la “filiera commerciale” diretta a chi non intende coltivarla da sé. “Prevediamo che il regime di licenze e autorizzazioni faccia capo all’Agenzia dei Monopoli, il che non significa un regime di monopolio”, precisa Della Vedova. Secondo il ddl, sarà l’Agenzia a sovrintendere all’autorizzazione sia per la coltivazione che per la rivendita, garantendo il sistema di licenze, autorizzazioni e controlli. Tutti gli imprenditori saranno titolati a fare richiesta ma la legge, seppur in modo generico e rinviando ai provvedimenti del ministero dell’Agricoltura, accenna a formule di incentivi per la coltivazione all’aperto rispetto a quella in serra.
Niente in comune coi coffeshop
In fase di rivendita, poi, prevede l’apertura di negozi abilitati niente a che vedere con il modello olandese dei coffeshop dove si consuma in loco che venderanno sostanze precise: per esempio, chi sarà abilitato alla vendita di hashish potrà vendere solo cannabis per uso ricreativo è di 5 grammi innalzabili a 15 in privato domicilio resta immutato il trattamento per la fattispecie di spaccio, per chi vende a minori o senza essere autorizzato. Insomma, la legalizzazione punta innanzitutto a contrastare il mercato illegale, ma per farlo sarà determinante il prezzo. “Siamo consapevoli che il prezzo finale è uno degli elementi decisivi per garantire il passaggio dal sistema illegale a quello legale”, precisa Della Vedova. “È uno degli aspetti che andrà meglio studiato”. Intanto sappiamo che ci sarà un’accisa fissa con la possibilità di variare il prezzo a seconda del tipo, della qualità e del contenuto di Thc.
Niente ideologie
“Non è una questione ideologica”, conclude il sottosegretario. “Ma un approccio pragmatico al quale convergono la realtà politica e parlamentare, ma anche medica, della magistratura e delle forze di polizia. I tempi sono maturi e potremmo essere il primo Parlamento in Europa ad affrontare sul piano legislativo questo tema”.